FIRENZE – Nella girandola di proteste, appelli e richieste d’aiuto di gran parte delle categorie colpite dalla crisi economica post Covid- 19, una voce fuori dal coro viene da Mauro Gino Vitali, Presidente del Comitato provinciale Fiorentino dell’ACSI, l’Associazione di Promozione Sociale di sport, cultura e tempo libero con oltre quindicimila iscritti e trentotto associazioni al seguito: “Se una parte dell’Italia è pronta alla fase 3, per cultura e spettacolo siamo ancora alla “fase 0”. Parliamo di cambiamento e non di rilancio. Per i circoli non chiediamo soldi, ma solo sostegno e un adeguamento della burocrazia al passo coi tempi, in tema diritti di autore, oltre a quelli già annunciati da tempo di canoni di affitto e utenze”.
Un cavallo di battaglia che il comitato Fiorentino, insieme allo staff di professionisti dello studio legale Corti e quello di consulenza per lo spettacolo Tancredi, avevano già messo in evidenza sin dalle prime ore della crisi e che oggi trova seguito, visti i tanti punti oscuri del “Decreto Rilancio”, che di fatto esclude il terzo settore in particolare le Aps e le Associazioni di volontariato da qualsiasi fonte e forma di sostegno sui temi annunciati.
“Da tempo Dottori ed esperti Virologi hanno previsto un radicale cambiamento delle abitudini della società, con la conseguentemente riduzione di attività di aggregazione a sfavore di attività culturali, di spettacolo e intrattenimento. Una previsione che nella più ottimistiche delle ipotesi prevede un calo fra il 40-50% sia per la mancanza di utenza che per la chiusura di circoli e associazioni promotrici a causa dei numerosi obblighi burocratici e in molti casi logistici, che non consentono il distanziamento sociale.” – Aggiunge Vitali – “Un danno oltre alla beffa per il mondo del volontariato, dello spettacolo e le migliaia di associazioni coinvolte che già da tempo avevano denunciato a gran voce la riduzione e la rinuncia all’ attività live, a favore dell’utilizzazione degli apparecchi tv, visti i costi sono insostenibili di gestione e organizzazione di spettacoli. Nella logica della tutela del mondo dello spettacolo, circoli e locali sarebbero un patrimonio da difendere al pari di autori e artisti. Invece, ignorando qualsiasi necessità di cambiamento ormai da tempo la S.I.A.E. applica tariffe al di fuori di ogni logica di mercato che di fatto penalizzano gli organizzatori. Pertanto sollecitiamo un’immediata revisione dell’accordo quadro e una modifica agli importi da versare tenuto conto che i circoli hanno cessato ogni attività dalla fine del mese di Gennaio e ad oggi non hanno ancora riaperto non avendo esercitato alcuna fruizione dei diritti per i quali vengono richiesti compensi annui. L’attuale accordo quadro – chiude il Presidente – prevede tariffe calibrate sul numero degli iscritti e non sulla reale utenza ricettiva, oggi ancora più limitata dalle norme di sicurezza anti covid-19. Inoltre molto spesso i circoli per loro natura dispongono di aree limitate all’attività di somministrazione, essendo luoghi perlopiù di attività ricreativa e ludica. Nello specifico, basterebbe sostituire con carattere di normalità il parametro di riferimento della sezione II, tenendo conto per il calcolo dei compensi anziché il numero dei soci quello della capienza reale della luogo dove avviene l’attività ricreativa o spettacolistica”.