Tennis: Al Ct Firenze si è ripreso a giocare dopo una prima giornata falcidiata dalla pioggia
Dal Ct Firenze Comunicato Stampa Vezio Trifoni
RISULTATI:
Borella F./Padovani P./ Brkic T./Pavic A 16/ 06
Granollers G./Martinez P. / Barranco C. J./Gimeno-Traver D. 36 / 64/ 10-8
SALVATORE CARUSO ABBRACCIA FIRENZE: “PER ORA UNA STAGIONE DA 8”
La pioggia ha falcidiato la prima giornata della Firenze Tennis Cup: annullati tutti i match di tabellone principale. Tra i più attesi c’è Salvatore Caruso, sempre più vicino ai top-100 ATP. “Che emozioni al Roland Garros, poi a Umago sentivo di poter vincere il torneo. Peccato per l’infortunio. Vi spiego perché sono legato a Firenze”.
Firenze per agganciare i top-100. Nessuna scaramanzia, anche perché la matematica non è un’opinione. Arrivando in fondo alla Firenze Tennis Cup – Trofeo Toscana Aeroporto (46.600€, terra battuta), Salvatore Caruso sarebbe certo di raggiungere il traguardo sognato da ogni professionista. Appena sbarcato a Firenze dopo la buona parentesi all’ATP di San Pietroburgo, il siciliano ha approfittato del giorno di pioggia per fare il punto su un 2019 che gli ha regalato grandi emozioni, “che mi porterò dietro per tutta la vita”. Una classifica a due cifre sarebbe il perfetto coronamento. “La stagione non è iniziata nel migliore dei modi, ma ormai mi conosco: sono un diesel e il mio rendimento cresce quando gioco tante partite – racconta Caruso – la svolta è arrivata a marzo, quando ho giocato i tornei sul cemento americano. Mi sono trovato bene, ho alzato il livello e ho cambiato marcia. Poi ho proseguito su questa falsariga, dopo Parigi le cose sono ulteriormente migliorate ed è un peccato che mi sia dovuto fermare dopo Umago. Al rientro ho fatto un po’ di fatica, ma già da qualche settimana ho ripreso a esprimere un buon tennis. Un voto? Per adesso direi 8, ma la stagione non è ancora finita. Spero che possa diventare un bel 10”. Caruso ha fatto emozionare l’Italia tennistica al Roland Garros, quando ha raggiunto il terzo turno dopo essere partito dalle qualificazioni, arrivando a sfidare Novak Djokovic sul campo Philippe Chatrier. È proprio l’esperienza parigina la “foto” che Caruso porta via più volentieri dal 2019. “Sono state due settimane splendide e durissime, fin dalle qualificazioni. Una volta entrato in tabellone ho dato il meglio, poi le sensazioni provate contro Simon e contro Djokovic me le porterò dentro per sempre”.
MALEDETTA CONTRATTURA
Lo scorso 19 agosto si è issato fino al numero 102 ATP. Si presenta a Firenze da n.112, quarta testa di serie, e farà il suo esordio contro il vincente di Napolitano-Alcaraz, uno dei match più attesi del primo turno. La sua scalata si è bloccata in estate per una contrattura di secondo grado all’adduttore. Una disdetta, perché arrivata durante il suo torneo più bello. Proprio quando sognava di vincere addirittura un torneo ATP, a Umago ha incassato il semaforo rosso del fisioterapista durante la semifinale contro Dusan Lajovic. “Avevo fastidio sin dal primo turno e ho fatto un mucchio di trattamenti sia al mattino che alla sera: agopuntura, massaggi… inoltre preferivo giocare senza la fasciatura contenitiva. Hanno fatto un grandissimo lavoro, ma sono arrivato al limite. Peccato, ma sono cose che capitano e vanno accettate. Va bene così, sono abbastanza sicuro che se avessi continuato avrei rischiato lo strappo e perso quasi tutta la stagione. Alla fine era una forte contrattura, è partita anche qualche fibra. Il rimpianto è stato soprattutto per Umago, perché avevo sensazioni fantastiche. Avevo come la sensazione di poter spaccare ogni palla che toccassi”. L’approdo di Caruso ai piedi del tennis “che conta”, peraltro con buone chance di entrarci, è anche merito di uno staff sempre più ampio. Il siracusano ha investito i guadagni per circondarsi di persone che contribuiscono alla sua crescita. I risultati sono sotto gli occhi di tutti. “Io ho due colonne portanti: coach Paolo Cannova e il preparatore atletico Pino Maiori, lavoriamo insieme da 10 anni e senza di loro mi sentirei perso – dice Caruso – potendomelo permettere, ho aggiunto il fisioterapista Niccolò Liberati e cerco di portarlo in giro il più spesso possibile, perché siamo a fine stagione ed è un aiuto fondamentale per presentarsi al 100% in ogni singola partita, stare bene ed evitare qualsiasi tipo di infortunio”.
IL LEGAME CON FIRENZE
Proverà a fare grandi cose a Firenze, città che non gli ha mai portato troppa fortuna sul piano agonistico, ma con cui ha un bel legame. “Prima di tutto è splendida, adoro tornarci – dice – certo, se vinci diventa ancora più bella. Però con Firenze ho un legame speciale, me lo ha trasmesso coach Cannova che in passato ha lavorato per due anni proprio al CT Firenze e in questa città ha conosciuto sua moglie. Lo scorso anno sono arrivato a due punti dal successo contro Robredo, poi lui mi ha beffato con l’esperienza. Ma si può soltanto migliorare”. Proprio al CT Firenze, nell’importante torneo Under 18, Caruso ha giocato il suo ultimo torneo giovanile prima di tuffarsi nel professionismo. All’epoca perse nelle qualificazioni, era uno dei tanti, mentre oggi è tra le principali attrazioni del torneo. Una bella occasione per arrivare in fondo, poiché nella sua carriera è arrivato “soltanto” due volte in finale in un Challenger (Biella 2013, persa; Como 2018, vinta). “Ho parlato di questa cosa con il mio coach – conclude Caruso – purtroppo a volte mi capita di lottare più del dovuto in partite che dovrei vincere con maggiore facilità. Questo, talvolta, mi porta ad arrivare un po’ “cotto” a fine torneo. Però mi piace sottolineare che quest’anno ho fatto cose buone nei tornei più importanti. E a Umago, senza il problema fisico, ho avuto la sensazione che potessi vincere il torneo. Per carità, può succedere di tutto, ma affrontare Balazs in una finale ATP non capita tutti i giorni. Però è vero: dovrei essere più cinico nei primi turni, come peraltro insegnano i big”.
SI PARTE CON TANTA PIOGGIA
Il torneo è iniziato un po’ a rilento. Un violento acquazzone ha bagnato Firenze per tutta la mattinata, allagando i campi. La pioggia ha cessato di cadere solo intorno alle 14, costringendo il supervisor Roberto Ranieri a spostare diverse volte l’orario d’inizio, fino alla definitiva cancellazione dei match di tabellone principale. Sono rimasti in programma i soli due incontri di qualificazione (Bonzi-Kivattsev e Okala-Balzerani), peraltro con la certezza che tre dei quattro accederanno al main draw: nel pomeriggio, infatti, è giunta la notizia del forfait di Carlos Berlocq. L’argentino ha alzato bandiera bianca per un problema alla schiena, “aprendo” il tabellone nella zona presidiata da Jaume Munar e Robin Haase.
ENRICO DALLA VALLE E UNA SCELTA PER RINASCERE
Il bel successo contro Blaz Kavcic può rappresentare un punto di svolta per il 21enne di Ravenna, che da qualche mese ha lasciato Tirrenia per allenarsi al Centro di Riccardo Piatti. “Sono contento della mia scelta, mi sento maturato e sto facendo un lavoro di qualità”. La serietà di un ragazzo con grandi ambizioni. Passa anche Lorenzo Musetti, cinque italiani al secondo turno.
Nella sua giovane carriera, Enrico Dalla Valle aveva battuto soltanto tre top-300. Il dato statistico evidenzia il valore del (bel) successo contro Blaz Kavcic. A parte la classifica attuale (n.270) lo sloveno è giocatore vero, con esperienze forti alle spalle. Ok, è stato fermo sette mesi per un’operazione al ginocchio, ma nelle ultime settimane aveva evidenziato un discreto stato di forma. Invece il ravennate ha giocato un match quasi perfetto, imponendosi con un netto 6-1 6-3 e conquistando il secondo turno della Firenze Tennis Cup – Trofeo Toscana Aeroporti (46.600€, terra). Con una tattica aggressiva, ben pensata e ben realizzata, Dalla Valle ha vinto tutti i punti importanti e ha schivato gli unici momenti di difficoltà (una palla break cancellata sul 2-3 nel secondo, due consecutive sul 4-3). “Con il mio coach Cristian Brandi avevamo parlato molto della partita – racconta Dalla Valle – dovevo pensare soprattutto al mio gioco, anche in relazione al mio avversario, ma soprattutto a me stesso. Sono contento di come ho messo in atto il piano”. Dalla Valle ha raccolto molti punti attaccando lo sloveno sul rovescio, utilizzando con efficacia il dritto a uscire. “Il rovescio è il suo colpo migliore, ha soluzioni, ma attaccando bene sapevo che avrei potuto metterlo in difficoltà e fare il punto dall’altra parte. Quando mi sono reso conto che la tattica funzionava, ho proseguito” dice Dalla Valle, atteso da un match duro contro il portoghese Pedro Sousa (n.7 del tabellone). Il 2019 è una stagione cruciale per il romagnolo: dopo sette anni e mezzo presso il Centro FIT di Tirrenia, ha scelto di spostarsi presso il Piatti Tennis Center di Bordighera. A seguirlo per i tornei, l’ex Davisman Cristian Brandi. Quando gli chiediamo una differenza tra le due realtà, la risposta è istintiva: “Si lavora tanto e con grande qualità. A fine partita ero contento per il successo, ma Cristian mi ha subito preso sotto braccio e mi ha portato in campo a fare mezz’ora di allenamento, colpire tante palle e riflettere sulle cose che sono andate meno bene. Credo che sia la scelta giusta per il mio percorso: sono maturato, mi sono preso delle responsabilità”.
“HO IL LIVELLO PER GIOCARE I CHALLENGER”
La nuova esperienza, tuttavia, non cancella i tanti anni trascorsi a Tirrenia. Dalla Valle tiene e ringraziare tutti, precisando che la scelta non è stata facile. “Nell’ultimo periodo le cose si erano complicate, facevo fatica sia dentro che fuori dal campo, non era come all’inizio, quando ci mettevo molto del mio. Ho certamente contribuito a creare la situazione mettendomi troppa pressione addosso”. Allora le parti si sono ritrovate, e con grande serenità è stata trovata la soluzione. “I rapporti sono buonissimi, sento spesso Umberto Rianna, oggi ero a pranzo con Filippo Volandri… “. Con i suoi 21 anni di età, Dalla Valle era uno dei “vecchi” del Centro “Però continuavo a fare le stesse cose di prima. Volevo più responsabilità, mi è stata concessa, ma c’era qualcosa che mi impediva di crescere. Io voglio i risultati, non stavano arrivando e non mi sentivo crescere”. La svolta sembra arrivata, anche se Enrico deve affrontare una nuova transizione: quella dai Futures ai Challenger. Dopo i tre titoli consecutivi in estate, ha ripreso a giocare con continuità nel circuito Challenger, ma i risultati non arrivavano. Prima di Firenze, il bilancio stagionale nel tour parlava di una vittoria e undici sconfitte. “Credo che ci siano stati due periodi distinti – spiega – quando mi sono spostato a Bordighera ero ancora un po’ spaesato, non avevo le conoscenze di oggi, ma ho voluto provare a giocare i Challenger perché la classifica me lo permetteva. Tuttavia sono arrivate un po’ di sconfitte, anche in partite che potevo vincere. Poi ci sono state le vittorie Futures e una nuova transizione: mi aspettavo qualcosa di più, probabilmente ho sentito il “gradino”, pensavo di dover giocare sempre bene o fare cose eccezionali per vincere. Nei Futures avevo grandi certezze, mentre nei Challenger mi sentivo un po’ come il 18enne che muove i primi passi nel professionismo. Tuttavia, sia io che il mio team crediamo che il livello ci sia. Mi ritengo pronto”. Osservando Dalla Valle, si percepisce un 21enne un po’ atipico. È un ragazzo molto serio, focalizzato sul tennis, restio alle distrazioni.
METTERSI TROPPA PRESSIONE
Per sua stessa ammissione, si mette molta pressione. Non è il caso. “Infatti ci sto lavorando, con lo psicologo dello sport Lorenzo Beltrame e altre persone che mi seguono. Tutto parte dal carattere: io voglio sempre vincere, anche a carte. Voglio fare tutto nel migliore dei modi. Non sempre è un vantaggio: da piccolo, se avessi pensato di più al miglioramento che al risultato, oggi sarei più avanti sotto certi punti di vista. Non è possibile cambiare uno stato d’animo dal giorno alla notte, ma tento di rilassarmi e vedere il tutto in modo diverso. La pressione è normale: c’è chi la sente di più, chi la sente di meno. Combatterla non va bene: devo accettarla e andare avanti, rendermi conto quando arriva e affrontarla. So come fare, ma la strada è lunga. Questo è il mio carattere, ma credo che il duro lavoro possa portarmi dei risultati”. Il concetto di “lavoro” è ben presente nella testa di Dalla Valle. Trasmette l’impressione di vivere il tennis in modo rigoroso, quasi “scientifico”. “Magari al sabato scherzo di più, ma nel giorno di gara ho una visione diversa. Nel complesso sono un tipo tranquillo, dopo il match vado in camera e non sto a perdere tempo. Il tennis è il mio lavoro e voglio fare le cose per bene”. La chiosa finale è una mini-riflessione sulla sua crescita: “Se un anno fa avrei messo la firma per essere dove ora? Spero che il punto attuale non sia neanche l’inizio. Più che altro sono contento delle scelte e del lavoro che sto portando avanti. Non vedo l’ora di effettuare la preparazione invernale: punto molto sul 2020 e sul futuro, cambierò molte cose, faremo un lavoro mirato e spero di raccogliere i frutti del lavoro. La firma la metto per arrivare il più in alto possibile”.
AVANTI MUSETTI E QUINZI
Al Circolo Tennis Firenze 1898 è stata una bella giornata di sole, piena di tennis sin dalle 10 del mattino. In attesa dell’atteso match serale Napolitano-Alcaraz, il bilancio azzurro parla di cinque vittorie e cinque sconfitte. A parte quello di Dalla Valle, il successo più significativo è quello di Lorenzo Musetti. Il 17enne di Carrara, sostenuto a gran voce dal pubblico, ha evitato guai contro Benjamin Bonzi, rimontando uno svantaggio di 5-3 nel secondo set prima di imporsi 6-4 7-6, sia pure con qualche nervosismo di troppo. Prosegue la serie positiva di Musetti in questo circolo, visto che lo scorso anno aveva conquistato il torneo internazionale under 18. La qualità del suo tennis è nota, la continuità sta arrivando. Di certo, vederlo giocare è sempre uno spettacolo. Il sorteggio non gli è amico, visto che al prossimo turno troverà il n.3 del tabellone Jaume Munar. Sulla carta, un livello troppo alto per il Musetti attuale. Gli ultimi risultati del maiorchino, tuttavia, fanno pensare che possa esserci partita. Brutto tabellone anche per Gianluigi Quinzi. Il marchigiano ha usufruito del dirito di Dmitry Popko quando conduceva 6-3 2-0. Il secondo turno contro Philipp Kohlschreiber (che si è presentato a Firenze con lo staff al completo e, nel pomeriggio si è allenato con l’altro big Robin Haase) è una grande chance per prendere fiducia. Il tedesco è il giocatore più forte tra i presenti, ma gli ultimi risultati accendono una finestra di ottimismo. Hanno passato il primo turno anche Raul Brancaccio e Andrea Pellegrino. Il primo ha superato alla distanza Alex Molcan, mentre il pugliese ha vinto in due set contro Markus Eriksson: per lui è stato molto importante aggiudicarsi il primo set, specie un tie-break in cui ha spesso dovuto rincorrere. Passata la paura, è emerso abbastanza agevolmente nel secondo. Disco rosso per Gian Marco Moroni, Andrea Arnaboldi, Riccardo Bonadio (peccato: ha avuto diverse chance contro Inigo Cervantes), Giulio Zeppieri e Riccardo Balzerani. Tra gli altri match, si segnalano le facili vittorie di Marco Trungelliti, finalista nel 2018, e il sorprendente successo di Mohamed Safwat su Pedro Cachin: va detto che l’argentino aveva qualche problema fisico, al punto da cancellarsi dal doppio.