– La voce ancora rotta dal fiume di emozioni vissute negli 80 minuti più intensi da quando guida questo gruppo, Massimo Brunello trova comunque la lucidità di analizzare il match che riapre completamente le prospettive del mondiale italiano.
“Sono felicissimo, ma lasciatemi dire che io una partita così da questi ragazzi me l’aspettavo, perché so chi sono, vedo come lavorano tutti i giorni, e soprattutto conosco molto bene le persone che lavorano con me per farli rendere al massimo del loro potenziale, uno staff che posso definire solo con una parola, straordinario”.
Il Sudafrica favorito numero uno per la vittoria del Mondiale giocato in casa sua non ha saputo venire a capo del capolavoro tattico e attitudinale di un’Italia perfetta nell’adattamento a tutte le variabili del match: avversario, terreno di gioco, clima, pressione psicologica. “Tutto frutto di una sola cosa: lavoro, tanto lavoro, e quell’alchimia che si è creata con questi ragazzi che hanno qualità morali, oltre che agonistiche, fuori dal comune. Dedichiamo la vittoria al rugby italiano, a tutti i giocatori, gli allenatori, i dirigenti che ogni giorno portano avanti la nostra disciplina nel nostro Paese, e che noi abbiamo l’onore e l’orgoglio di rappresentare quando indossiamo la maglia Azzurra”.
La classifica della Pool C ora è aperta a qualunque scenario: “Con l’ultima gara possiamo andarci a giocare il primo posto come la retrocessione, un girone che sta confermando un grande equilibrio, così come del resto un po’ tutto il torneo”. prosegue il tecnico rodigino. “Ora è tempo di festeggiare, ma da domani la testa di tutto il gruppo sarà sulla Georgia, avversario che sta dimostrando tutto il suo valore e che soprattutto davanti ci imporrà un confronto durissimo. Spiace davvero che con l’Argentina sia andata come è andata, l’incidente capitato a Aminu ha segnato l’andamento di una partita che avevamo preparato in ogni dettaglio come quella di oggi, sono certo che avremmo potuto giocare un match molto diverso se non fosse accaduto, ma il rugby di oggi è questo, e saper reagire come abbiamo fatto oggi col Sudafrica è parte del percorso di cres