La voce rotta al momento di consegnare le maglie per la partita, gli occhi lucidi al momento dei saluti chiuso nel cerchio con i suoi ragazzi dopo il fischio finale: in mezzo, la lettura fredda della partita che valeva la permanenza nel gruppo A del Mondiale, quel Championship che per cinque giorni è rimasto in bilico tra Italia e Giappone.
“Ma io non ho mai avuto dubbi sul reale valore di questi ragazzi, un gruppo fantastico che ha scritto alcune delle pagine più belle del nostro sport in Italia e di cui mi onoro far parte”, commenta Massimo Brunello nel pullman che da Stellenbosch riporta la squadra a Cape Town, dove la festa sarà lunga e meritata. “Oggi col Giappone ho ritrovato la mia squadra, ma come ho detto ai ragazzi in mezzo al campo dopo il fischio finale, niente avrebbe potuto cancellare quello che abbiamo fatto assieme in questi due anni, nemmeno l’eventuale sconfitta”.
“È vero che contro Fiji abbiamo giocato un match per noi inaccettabile, in cui non siamo stati l’Italia che sappiamo essere, che è quella delle due vittorie sull’Inghilterra, di quella qui sul Sudafrica, del terzo posto all’ultimo Sei Nazioni. Il tutto nel contesto, ci tengo a sottolinearlo, di un girone dove tutte le squadre hanno vinto almeno una partita, cosa mai successa prima a un Mondiale, a dimostrazione di quanto equilibrio ci fosse nella nostra pool”.
“Questo torneo, e questa settimana in particolare, serviranno a questi giocatori più di dieci anni di rugby giocato”, conclude il tecnico rodigino. “Hanno tutti, e noi staff con loro, imparato cosa significa giocare ad un livello altissimo ogni cinque giorni, avere pressione, sopportare critiche pesanti quando fino a un minuto prima tutti sono pronti a elogiarti, passando dal toccare il paradiso con un dito dopo il Sudafrica al sentirsi con un piede all’inferno dopo Fiji. Metabolizzare tutto, guardarsi allo specchio e trasformare la paura in energia positiva, quella esplosa oggi contro il Giappone, squadra che merita il massimo rispetto per l’orgoglio con cui ci ha affrontati e per la dignità con cui ha accettato il risultato, era una sfida da uomini e da uomini è stata vinta. Dedico questa vittoria a loro, ai ragazzi, allo staff con cui abbiamo condiviso tutto questo percorso, e poi a tutti gli allenatori italiani, ai tanti che mi hanno sostenuto in questi giorni difficili ma anche a tutti gli altri, perché è grazie al loro lavoro quotidiano a tutti i livelli che il rugby italiano sta in piedi e può provare a crescere, e questo non viene mai evidenziato a sufficienza”.