In tempi di quarantena, causa Covid 19, alla trasmissione “Il Padovani”, condotta da Jacopo Gramigni addetto stampa della Toscana Aeroporti I Medicei, ospiti Stefano Bartoloni, Paolo Caselli ed il capitano dei Medicei, Matteo Maran.
“La nostra pandemia, il nostro stop del campionato è cominciato con la partita casalinga contro il Valorugby.
È stato un momento, forte, importante, anche da un punto di vista emotivo. Abbiamo pensato alla salute, si pensava alla tutela degli spettatori, e non dei giocatori in campo, ho sentito i capitani delle altre squadre, ci siamo confrontati, poi é intervenuta la Federazione, ed il rugby é stato il primo sport che è arrivato alla decisione di sospendere i Campionati.
Il nostro campionato è stato altalenante, una prima parte in salita, vero è che abbiamo incontrato le squadre più forti, dovevamo oliare i meccanismi, ma le sconfitte erano veramente troppe, ci siamo guardati all’interno dello spogliatoio e siamo addivenuti alla conclusione che non eravamo scarsi, e le quattro vittorie consecutive hanno attestato la nostra forza e ci siamo tolti grandi soddisfazioni la vittoria a Viadana su tutte, un finale rocambolesco con la meta allo scadere di Michele Boccardo, dove non giocavo, facevo il portacqua, é stata la svolta, nonostante l’infortunio al dito di Greeff.
Con le vittorie è più facile gestire il gruppo, dopo le sconfitte in serie, ma la concentrazione e il lavoro ci hanno portato ad alzare la testa.
Rovigo è una realtà che vive di rugby, tutto gira intorno a questa fiera, a Firenze sono calato in una realtà fertile, dove già questo sport era accreditato con progetti ed ambizioni importanti, infatti siamo stati subito promossi in Eccellenza.
Sicuramente il rugby mi ha aiutato nel mio inserimento a Firenze, la gente del “Padovani” mi ha aiutato, non solo con i compagni, ma anche con tutta la gente. Io sono arrivato durante l’emergenza per il terremoto ad Amatrice e subito mi sono messo a disposizione per aiutare quelle popolazioni, facendo scatoloni, niente rispetto a quella tragedia.
Anche in questo momento di distanza sociale, abbiamo i gruppi whattsap e siamo in contatto.
Importante sarà riprendere l’attività giovanile, dovremmo essere bravi a programmare quando ci sarà da riiniziare, il rugby non è solo mischia, ci dovremo adattare a nuove realtà in attesa degli allenamenti per tutti.
Tutto questo avviene al “Padovani ” come le cene degli Old, io prima di arrivare a Firenze non conoscevo la Pappa al pomodoro, piatto forte insieme alla ribollita delle cene del Terzo Tempo.
Quando sono in campo sono concentrato sul gioco, non sento la folla, però la voce di mio padre assolutamente sì, anche se devo dire come il basso in una band, se c’è non lo identifichi subito, ma quando non c’è manca.
Avere come allenatori Presutti e Basson, oltre alle qualità tecniche, vorrei mettere in evidenza la loro umanità, la serenità di Presutti, le competenze di Basson col quale ho giocato molto a Rovigo.
Con il tempo ho acquisito una sensibilità nell’handling, ho una coordinazione tutta mia, brutto da vedere ma di estrema sostanza, le mie cose le ho sempre fatte discretamente, ricordo una meta all’ala di Boccardo, con un’azione gestita dagli avanti, ma di concezione da trequarti, l’unico fondamentale di cui non ho competenza è il gioco al piede, ci ho provato una volta, in giovanile, risultato, meta per gli avversari!
Di rugby si parla spesso, solo di terzo tempo e di rispetto, ci sono valori importanti, di regole che devono essere inculcate fin dai piccoli, è uno sport di contatto, non violento, questa concezione va bene all’inizio, ad un neofita, ma quando si approfondisce si va oltre, guardando ciò che avviene in campo.
Spero di essere capitano anche l’anno prossimo, ci sono ragionamenti importanti, difficile adesso fare programmazione, io sono molto legato a questa piazza, ho giocato solo in due squadre, Rovigo e Firenze, sono molto legato a questa città, vedremo cosa succederà in futuro, importante è tornare a giocare il prima possibile.”