Max Mbanda ed il suo rinnovo con le Zebre:
“E’ stato un rinnovo, per tempistiche, un po’ più lungo del solito, perché sono in una fase della vita in cui mi voglio prendere i momenti giusti per riflettere pensando anche al futuro. A livello rugbystico non ho mai avuto dubbi invece: sono legato alle Zebre e voglio cercare, insieme ai miei compagni, di portarle il più in alto possibile”.
Sulle prime impressioni rispetto al raduno con la nazionale e i suoi elementi:
“Sappiamo che c’è in atto un processo di rifondazione e che ci sono tanti giovani che sono arrivati all’azzurro. Ormai però, dopo un anno di convocazioni e ritiri, ci conosciamo. E’ arrivato il momento di cambiare passo e iniziare a vincere qualche partita”.
Sull’arrivo di Crowley: metodo di lavoro e filosofia di gioco.
“Noi delle Zebre non abbiamo mai avuto Kieran come allenatore, ma stiamo cercando di imparare nel più breve tempo possibile quello che ci chiede. La cosa più importante che vogliamo far vedere e che lo staff ci sta chiedendo è quella della creazione visibile di un’identità di gioco.
Gli avanti?
” Per assimilare più velocemente i processi e i meccanismi relativi ai nostri compiti in campo ci stiamo appoggiando molto al lavoro di Andrea Moretti, che per noi delle Zebre in particolare è una sicurezza. Sappiamo però che il gioco non si compone solo del nostro comparto, ma che andrà collegato territorialmente e tatticamente con quello dei trequarti”.
Sulle terze linee in azzurro:
“Inutile nasconderlo: la concorrenza è agguerrita. Tutti vogliono giocare da titolari e vi aggiungo il fatto che spesso Crowley ha composto la sua panchina con 6 avanti e 2 trequarti, il che potrebbe voler dire avere uno slot in più a disposizione per far parte della partita. Vedremo come andrà”.
Sulla “carenza” relativa ai placcaggi:
“E’ un’area di gioco sulla quale dobbiamo lavorare e stiamo lavorando. Fare allenamenti di ore e ore solo ed esclusivamente su questo fondamentale però non è fisicamente possibile, deve scattarci un click mentale che ci porti in partita a essere precisi e dettagliati a conoscere al meglio i nostri avversari e a percepire il pericolo cercando di costruire delle reti che, in caso di errore, ci consentano di aiutarci”.
Infine una battuta sul “Cavalierato”:
“Io sono il Maxime Mbandà di sempre, per me non è cambiato nulla se non le prese in giro ironiche dei compagni in allenamento. Ma ci sta, questo fa tutto parte del gioco (ride, ndr)”.