Il tiro a volo è uno sport minore, ma uno degli sport, insieme alla scherma che alle Olimpiadi portano al medagliere azzurro un cospicuo numero di allori.
Agli ultimi Giochi Olimpici di Rio de Janeiro, due ori, Diana Bacosi e Gabriele Rossetti nella specialità skeet,sugli otto complessivi della spedizione italiana, tre argenti, Pellielo nella specialità fossa, Innocenti nel double trap, Chira Cainero, dietro Bacosi nello skeet.
Nessun’altra federazione ha saputo fare meglio.
Il tiro a volo fucina di medaglie , ma anche fabbrica a livello mondiale nella produzione di tutto il mondo che circonda questo sport, dalle armi, naturalmente, alle munizioni, all’annullamento, un vero e proprio “italian style” .
Il presidente della Federazione Italiana tiro a volo, FITAV, Luciano Rossi, parla di una realtà quantomeno drammatica dovuta soprattutto, ma non solo all’emergenza Covid 19.
Le strutture della Federazione, infatti, sono tutte private, non hanno alle spalle un sistema pubblico. Passione e impegno no bastano più, ora servono aiuti.
Lo stesso Rossi si rende disponibile alla fusione con le altre due federazioni, la FIDASC, federazione Italiana Delle Armi sportive da Caccia e con la FIDTS, Federazione Italiana Tiro Dinamico Sportivo.
Senza dimenticare l’apporto della UITS, Unione Italiana Tiro a Segno, purtroppo il fiorentino Niccolò Campriani ha lasciato la pedana, tre ori in due rassegne olimpiche e progettatore della carabina con la quale ha conseguito i suoi allori.
Il Commisario, colonnello Igino Rugiero appare ottimista, anche con l’emergenza in atto, ma senza aiuti dal Coni la messa di medaglie, cui, da sempre siamo abituati sarà difficile da raggiungere.