Parla Stefano Giardi, il tecnico senese, responsabile di settore della Fidal Toscana dopo l’exploit di Elena Vallortigara a Londra: salto in alto, 2,02, superato il mito di Sara Simeoni, a due centimetri dal record italiano di Antonietta Di Martino, seconda donna in Italia di sempre e seconda in questo momento nella graduatorie mondiali della specialità. La bresciana saltatrice in alto dei Carabinieri si allena sotto la sua guida di Stefano Giardi da quasi un anno, sulla pista Renzo Corsi di Siena. Vive quindi da settembre 2017 a Siena dove si è trasferita proprio per affidarsi alle sue “cure” del tecnico toscano, dopo che un altro tecnico toscano, Ilaria Ceccrelli, responsabile del gruppo ostacoli della Fidal Toscana, aveva fatto da tramite e da ponte con la Federazione italiana di atletica leggera suggerendo questa soluzione. Talento in gioventù, la Vallortigara ha avuto alcuni anni tribolati da punto di vista tecnico. Ora è letteralmente rinata. “La ragazza – racconta Giardi – da quando ricominciato questo percorso di evoluzione tecnica il 25 aprile, al Meeting della Liberazione a Siena, quando aveva saltato 1,94, dopo un inverno un po’ tribolato per qualche acciacco. Da lì è iniziata una sequenza di risultati importanti che a intervalli di tre settimane presentavano una programmazione di trittico o coppie di gare. Ha risolto un altro piccolo problemino a un piede, ancora un po’ di scarico prima di quest’ultimo momento. Ha gareggiato a Liegi, clima meteorologicamente freddino, pedana un po’ defilata, gara interrotta più volte per varie situazioni tecniche: aveva fatto 1,91 ma dandomi buone impressioni di corsa.
Così abbiamo deciso per andare a Londra, tappa della Diamond League. Partita tranquilla, non sentiva tanto la pedana da 1,87, poi ha messo il turbo. Si è visto che poteva cambiare passo. ‘Ora spara tutto’, le ho detto. Un 1,91 fatto bene, a 1,95 un errore ma poi da lì ha capito. La progressione di 4 centimetri anche a questi livelli non aiuta. Da 1,91 si è passati a 1,95. Avevo capito che quella misura sarebbe uscito solo chi ha aveva gli attributi. Infatti c’è stata la falcidia delle atlete. Sono rimaste in due. Lei e la russa Lasitskene. Lei ha detto ‘ora provo il tutto per tutto’, a 2,02. il primo salto accettabile, il secondo un po’ meglio. ‘Vivila fino in fondo, ci devi credere!’, il mio consiglio. Ed ecco il 2 metri e 02 al terzo, saltato anche meglio. E’ esploso anche lo stadio, c’era euforia. Poi naturalmente la Lasitskene Klistene ha fatto 2,04 (è atlete che ha superato i due metri 25 volte l’anno scorso, Elena solo due volte. A 2,04 era svuotata e ha lasciato perdere, era giusto così. Non le si poteva chiedere di più”.
Ma come è nata la rinascita della Vallortigara? Quale il “segreto” di Giardi? “La cosa più importate – spiega – è il recupero fisico. L’atleta deve stare bene in atletica. Non siamo il calcio, questa è una mia teoria, in cui si va in gara anche incerottati, che tanto magari davanti alla porta un gol viene fuori. Qui no. Lei aveva qualche problema alla schiena, la caviglia era stata recuperata, e da li abbiamo cominciato a lavorare in un certo modo. Quando uno sta bene poi bisogna mettere a punto le sue lacune, individuarle e cercare di risolvere, tecnicamente. Abbiamo lavorato tanto sull’aspetto nervoso correlato a quello coordinativo, ad esempio. Dopo di che, terzo aspetto: messo tutto insieme ci vuole la motivazione. L’atleta ci deve credere, altrimenti non si può andare a saltare in modo controllato. Quando capisci questo è la volta che svolti.
Ora Elena è in fiducia, da aprile è in forma splendida dopo un inverno in cui ha risentito di una piccola botta presa agli indoor a gennaio. Anche quest’inverno poteva girare diversamente la stagione ma tanti piccoli problemini non le hanno consentito di fare determinati exploit.
Naturalmente ora tutte le aspettative dello sport italiano vanno agli Europei di Berlino che cominciano il 6 agosto, dove tutti si attendono magari una medaglia. Giardi naturalmente fa il pompiere. “La parola giusta per Berlino credo debba essere ‘consapevolezza’. Lei deve essere consapevole di quello che vale e di quello che può saltare. Il salto in alto non dà nessuna garanzia. Il primo momento da focalizzare è la qualificazione che non è mai scontata. L’8 di agosto saremo li a giocarci la qualificazione, che è il primo step, non facile. Dovremo arrivare li con consapevolezza per far capire alla concorrenza che ci siamo anche noi. Però dobbiamo pensare step by step. Ci sono state delle gare in cui la qualificazione è stata più alta del bronzo:
la Trost quest’inverno ha vinto un bronzo ai Mondiali con 1,93. La qualificazione finale non è scontata e quindi dovremo pensare che la qualificazione sarà una gara a se stante. Poi se l’avrà centrata avrà un giorno di riposo e poi da li la gara. Elena ora è un centimetro dal record italiano, seconda al mondo, fisicamente sta bene. Deve crederci. Ma non dovrà subire la pressione. Noi non cambieremo i nostri programmi, non l’abbiamo mai fatto, semmai farò io da catalizzatore, da parafulmine di tutte le aspettative che saranno su di lei. Di certo sappiamo che stiamo facendo il massimo. La gara ha mille variabili. Non ci faremo cogliere né dal troppo entusiasmo né da troppi timori”.