La Responsabile della squadra femminile ed insegnante – Lisa Bianchi – ha intervistato il Presidente del Comitato Regionale Toscana, Paolo Mangini. Questi i temi trattati per “Rondine Education”
Presidente Mangini, a seguito del terribile episodio di violenza ormai noto del post partita degli Juniores Fiesole – Asd Rondinella Marzocco, secondo Lei si può affermare che esista un vero e proprio problema socioeducativo nei giovani di oggi?
La vicenda che ha visto coinvolti dirigenti, genitori e atleti della Rondinella è purtroppo un episodio che, insieme ad altri avvenuti in ambiti diversi (scuola, famiglia, gruppi giovanili…), rappresenta un segno indiscutibile di un grave malessere che vede protagonisti giovani ragazzi. Ritengo esistano molteplici cause che, in una accezione ampia potremmo individuare in una “povertà educativa” e più specificatamente in una difficoltà a confrontarsi con gli altri con rispetto e attenzione: aspetto questo che si rafforza quando si è in gruppo per sfociare talvolta in sopraffazione anche fisica. E’ necessaria una riflessione, a cui devono partecipare tutte le agenzie educative (istituzioni pubbliche, scuola, famiglia, organismi sportivi) finalizzata ad una pronta azione congiunta, impegnandosi ognuno per la propria parte.
Secondo Lei, esiste una povertà educativa dei rapporti genitoriali, in cui i genitori sono sempre più complici e avvocati dei propri figli?
La povertà educativa di cui parlavo, spesso non è determinata da precarie situazioni economiche, ma dalla carenza di opportunità culturali, scolastiche, relazioni sociali, attività educative, di cui sono oggetto i ragazzi, che talvolta coinvolgono anche la famiglia. I genitori troppe volte abdicano al loro difficilissimo ruolo per assecondare e proteggere i loro figli, difendendoli anche quando appaiono indifendibili, evitando loro di confrontarsi correttamente con situazioni o relazioni anche impegnative, ma molto formative da un punto di vista educativo.
Secondo Lei, la progettualità più corretta per le società calcistiche, sarebbe quella di unire in un’ unica direzione la linea educativa da tessere con le famiglie?
Come già detto ognuno deve fare la propria parte e quindi anche le società sportive che hanno una importanza fondamentale nella formazione dei ragazzi. Ma come farlo in concreto? Innanzitutto attraverso una “coerenza educativa”, che aiuti ad individuare gli strumenti per la collaborazione fra tutti gli adulti (genitori, allenatori, dirigenti) che in questo caso educano attraverso lo sport. Coerenza educativa che dovrebbe, comunque, riguardare anche tutte le altre agenzie educative. Di poi con il “patto formativo” fra famiglia e società sportiva; uno strumento operativo promosso dal Settore Giovanile e Scolastico della Federazione per facilitare e rendere migliore il percorso educativo di ogni ragazzo. Un vero contratto formativo in cui la Società presenta il proprio progetto, offrendo servizi educativi e chiedendo alle famiglie coerenza educativa su alcuni obiettivi, comportamenti e buone pratiche, mentre la famiglia offre l’impegno ad esercitare una certa uniformità di condotta e chiede alla Società competenza, serietà e rispetto.