La partita con l’Udinese di ieri sera l’ha vinta Paulo Sousa: dopo l’umiliazione dell’Olimpico e l’abulia di 90 minuti con la quali i calciatori in maglia viola avevano subito le scorribande di Nainggolan & Co., il portoghese ripropone i suoi schemi… e vince.
Schiera Babacar sin dall’inizio, con il chiaro intento di confermare il senegalese in un momento di crescita e di inserimento negli schemi della squadra (come aveva inopinatamente dichiarato ai microfoni del post partita con la Roma) e Khouma lo ripaga con un gol – anche se la deviazione di Samir appare determinante – e con una serie di movimenti vincenti: quando esce lui, Kalinic si mangia due reti facili e conferma la scelta dell’allenatore.
Costretto a lasciare a casa Sanchez, squalificato, ripropone Tomovic in difesa, il Malaussene di difesa, centrocampo, attacco e panchina viola, e Nenad estrae una delle sue migliori partite, giganteggiando su un incerto Gonzalo e offrendo anche spunti interessanti in proiezione offensiva.
Cambia Maxi Oliveira promuovendo Milic e il croato, pur senza entusiasmare, svolge il proprio compito con precisione.
Ripropone Borja Valero, oggetto di contestazione per le prove a dir poco opache dell’ultima settimana, e lo spagnolo non solo ritrova la posizione e le ricuciture cui ci aveva abituato nelle prestazioni migliori, ma trova anche il gol del vantaggio, con una rasoiata precisa a incrociare che batte Karzenis con intelligenza e freddezza.
Insomma: i tre punti con l’Udinese sono una sua vittoria, che stempera il clima avvelenato del dopo-Roma e consegna alla città una ancor flebile speranza di riscattare la stagione in Campionato, senza contare il viatico positivo in vista della trasferta di Giovedì a Monchengladbach per i sedicesimi di Europa League.
Qualcuno potrebbe obiettare: aveva l’Udinese di fronte (e non la Roma). E allora, forse, il presunto atterramento di Widmer in area (che non c’è ma poteva indurre l’arbitro a fischiare uno dei tanti calci di rigore inesistenti di cui è costellata la storia della Fiorentina) e il gol di Borja Valero del vantaggio gigliato (con Babacar in posizione di fuorigioco giudicata giustamente ininfluente ma che, con un’altra squadra di fronte, poteva anche far cambiare opinione all’arbitro o all’assistente di area), sono due episodi che, con una lettura diversa in funzione di un avversario di tutt’altro peso, potevano cambiare l’inerzia della partita … e adesso parleremmo in un altro modo.
La corrente alternata con cui questa squadra affronta ogni singolo incontro, ci ha ormai abituato ad evitare proclami entusiastici e de profundis liturgici, con tanto di abbandono definitivo da ogni possibile resurrezione. Intanto prendiamo i 3 punti con cui la Fiorentina vince (ma onestamente anche convince) e andiamo a San Siro – senza Bernardeschi, purtroppo, vera anima di questa squadra e geniale talento trascinatore con un sinistro da martello demolitore, che ha fatto incrinare la traversa della porta sotto la Curva Fiesole – per affrontare con grinta questo Milan, fortunato e protetto da tutto il calcio che conta, e fare l’impresa.