La Fiorentina perde malamente a Crotone (molta responsabilità deve essere attribuita ai singoli più che alla squadra – leggi Astori) ma mantiene il settimo posto in comproprietà con il Milan milionario del presuntuoso Montella (ultimamente a Firenze quelli che sputano nel piatto dove mangiano non godono di buone aspettative).
E’ ancora presto per fare bilanci e tessere le lodi (o crocefiggere, dipende dai risultati) gli artefici della rivoluzione viola che nel mese di Agosto hanno ridisegnato la nuova Fiorentina, ma, nonostante la brutta sconfitta contro una squadra che aveva battuto solo il Benevento finora, possiamo tentare di analizzare la situazione con equilibrio.
La Fiorentina è una squadra giovane, inesperta, ma Pioli, con tanti errori di percorso come oggi l’arretramento di Benassi per far posto ad uno spento Gil Dias, l’ha resa una squadra. La terza scelta dell’allenatore (prima c’erano Di Francesco, Giampaolo, Spalletti e non ricordo chi altri) ha dimostrato di essere una scelta azzeccata: la squadra grazie a Pioli c’è, fragile, piccola come la definiscono molti detrattori in pericolosa vicinanza con i gufi, ma esiste, gioca un discreto calcio, ha una sua fisionomia e non sarà vincente, ma sicuramente interessante.
Quelli che dicevano facciamo 40 punti alla svelta e salviamoci devono recitare, se sono onesti, un profondo mea culpa e ricominciare a sprizzare un po’ di ottimismo e fiducia.
Sul Sabato di ieri un profondo conoscitore del calcio italiano, Beppe Di Corrado (cui ho “rubato” il titolo) ha scritto un pezzo sulla Fiorentina, lui che parla sempre di Juventus, Inter, Milan e in generale delle squadre blasonate e con un appeal migliore del nostro. Un pezzo interessante perché fotografa la situazione della squadra, della città, della Società, con un occhio esterno, non coinvolto e per questo distaccato ma obiettivo.
Dopo aver esaminato le vicende dello smantellamento dell’estate, con le partenze dolorose di Bernardeschi, Borja Valero, Gonzalo, Kalinic, ecc, dopo aver registrato la contestazione di una parte della tifoseria verso gli odiati Della Valle, dopo aver citato i motivi del successo temporaneo di questa squadra (il modulo 4-3-3, Chiesa a sinistra, il dualismo Simeone-Babacar, il feeling tra Pioli e Corvino, la scelta di Badelj leader e il clima di apertura a tifosi e giornalisti), conclude dicendo “che la Fiorentina è una di quelle squadre che possono vincere con tutti, una delle sorelle minori che entrano ed escono dal gruppo delle migliori per ricostruirsi di volta in volta. Non piacerà ai tifosi, ma è questo il suo destino ed è un destino nobile. Un ruolo da giocarsi con attenzione, con dedizione e con forza. E’ un successo di persone (Corvino, Pioli, i giocatori) e di sistema: al calcio italiano serve una Fiorentina che faccia la Fiorentina”.
E’ evidente che questo ruolo da squadra subalterna è auspicabile da uno come Di Corrado che sponsorizza i top club e che, forse, non gradisce intrusioni di terzi: ma di fatto questo ruolo è quello alla portata della città, della Società e dell’economia del mondo moderno, che non vede al momento investimenti miliardari nel piccolo enclave viola.
Un ruolo cui oggi la Fiorentina ha rinunciato, salvo poi riaffacciarsi alla ribalta in una speriamo prossima occasione, perdendo malamente a Crotone e rituffandosi nel marasma da cui era faticosamente uscita dopo Chievo: sono gli inconvenienti delle squadre giovani, non perfettamente amalgamate e suscettibili di picchi vertiginosi e cadute epiche.
Ma torniamo al mondo moderno che non investe su Firenze ma che elegge a sport i videogiochi (una assurdità globale), inserendoli di diritto nelle prossime Olimpiadi, favorendo così sempre di più i tifosi da divano che si esaltano per Messi e non partecipano alla identificazione tra la squadra e la città che hanno vissuto e vivono i tifosi della generazione dei babyboomers.
Un mondo che, come dice il filosofo Michel Onfray, corre velocemente verso la decadenza, e che ci vedrà testimoni della caduta della civiltà occidentale così come è accaduto per tutte le grandi civiltà del passato, dagli egizi a Roma.
il calcio è lo specchio di questa società rissosa, violenta e invidiosa cui non si sottraggono i tifosi e i protagonisti di una splendida città come Firenze: un calcio nel quale però, tifare viola porta bene, e ne dobbiamo comunque essere fieri.