Storia di due sciarpe, di due ragazzi, di una Città.
di Paolo Caselli
Il ragazzo aveva i riccioli, bagnati col gel, come usava negli anni 80, veniva da un paese, facciamo della provincia vicentina toh, e arrivò in una Città, non grandissima, ma ricca di arte, storia e passione calcistica.
Il nostro ragazzo, pur colpito e ferito al ginocchio, crebbe, si irrobusti’, non perdendo mai il suo sguardo da gatto guardingo, il suo non parlare tra i denti, la sua voglia di pitturare calcio nella culla dell’arte rinascimentale.
E crebbe, crebbe tanto e con lui l’amore della Città che in lui vedeva un figlio, un novello David che sfida Golia, Golia che ritroveremo.
Si arrivò a scrivere e dire che tra i suoi piedi cantavano gli angeli, quegli angeli dei quadri e degli affreschi che affollavano una volta le chiese, ed adesso i musei della Città.
La Città sognava, e lui con lei, vi era simbiosi, amore, pareva il giovine Leonardo nella bottega del Verrocchio, e poi un giorno…
Un giorno Golia, con la sua protervia, la sua arroganza, il suo potere ed i suoi soldi si portò via il ragazzo, la Città intera insorse, le ragazze, tutte sue fidanzate, le donne, tutte sue madri e nonne; i ragazzi, suoi compagni, i tifosi che in lui vedevano la fionda che sfida a il potere, e anche il Marzocco, fiero custode delle virtù civiche, ruggi’ di rabbia e sdegno.
Golia, sogghignando come Zeus, si portò via Ganimede, arruolò il ragazzo nelle sue schiere di mercenari adusi all’orgia del potere, cui il popolo soggiace, gli tolse di dosso il colore e il profumo del giaggiolo, per mettergli addosso un triste bianconero che odora di truffa, di trionfi scontati e soprattutto di potere, protervia italica.
Ma il ragazzo, nel suo cuore, covava l’amore per la sua Città, e novello Odisseo tornò ad Itaca, e la Città non lo dimentica, il ragazzo non infierisce, non vuol scoccare il dardo venefico di Apollo, e poi esce dall’agone, e dalla tribuna vola una sciarpa con i colori della Città. Lui la raccoglie, la stringe a sé, ne sente l’odore, l’amore, esce e saluta quella Città che non lo dimenticherà mai.
Scandalo, orrore, Golia non capisce, lui abituato ad amori mercenari, a rapporti comprati, non capisce quel che passa nel cuore del ragazzo, la sciarpa?
La sciarpa.
Il tempo passa, molta acqua scorre sotto gli occhi della nostra Città, sempre quella, un po’ scaruffata, il vestito un po’ liso, ma sempre lei, affascinante, attraente, fiera del suo passato, quando bambino, imberbe, giunge dalle montagne care a Michelangelo, e di questo gigante dell’arte la Città ne parla da secoli, arriva un biondino, me ne perdoni il paragone quello vero, un putto, un’idea di calciatore e la Città lo vede crescere tra la sua milizia.
Giura nell’arena amore calcistico alla maglia, ha idee di percorrere le orme del monumento umbro della Città, ne prende il numero di maglia, che era anche quella del ragazzo, e spada al fianco rinuncia, come nel Credo a Satana, rifiuta la sciarpa, la Sciarpa dei colori-non colori, si quella dell’arroganza del potere, ma la guarda, la guarda, ne rimane incantato, e la mela gliela porge un suo conterraneo che lo conosce e soprattutto, ne conosce i limiti, le voglie e lo lusinga, lo blandisce,
E, come Oscar Wilde, il nuovo putto sa resistere a tutto, fuorchè alle tentazioni, e come il richiamo dell’anello, risponde si al richiamo della sciarpa.
La Città lo guarda, quasi lo compatisce, non si indigna nemmeno… vai vai, se vuoi, le battaglie le combattiamo per altri, non per te, falso profeta della nuova liturgia pallonara.
Che il terreno sia sempre piano sotto i tuoi tacchetti, che il potere, la glorie e i finti comunicati siano sempre con te.
Storia di due sciarpe, di due ragazzi, di una Città!