Firenze- Nel “post” Fiorentina Crotone ci vengono in mente un paio di considerazioni.
Se gli ingegneri costruissero i ponti con la precisione con cui Badelj costruisce il gioco della Fiorentina, ci sarebbe un crollo al giorno. Se gli avvocati difendessero i loro clienti con lo scrupolo di Gonzalo nel coprire il pallone agli avversari, ci sarebbero solo condanne. Se gli acrobati avessero prese salde come quelle di Tatarusanu, i pronto soccorsi sarebbero pieni di fratturati. Davanti alla parola “calcio” si usa mettere il termine “gioco”. Ma tale è per chi lo pratica con gli amici, ai giardinetti o nelle sfide fra scapoli e ammogliati. In Serie A quel “gioco” diventa “lavoro”. E il lavoro comporta per chi lo svolge impegno, concentrazione, professionalità e responsabilità, a prescindere dalle condizioni climatiche, emotive, sociali e via giustificando. I giocatori della Fiorentina, nella partita contro il Crotone, hanno mancato proprio di professionalità. Sousa sostiene che hanno fatto di tutto per vincere, confermando di essere in uno stato preoccupante di confusione mentale. La Fiorentina non ha fatto un bel niente per conquistare i tre punti contro avversari scarsi che più scarsi non si può. E’ vero che nel calcio l’ultima in classifica può riuscire a battere la prima (figuriamoci l’undicesima) se azzecca la partita della vita. Ma mercoledì sera non è stato così. La squadra calabrese ha confermato sul campo di valere esattamente punti e posizione in classifica. A Firenze ha fatto il suo, mettendo in campo falli, trattenute, perdite di tempo insistite e catenaccio a doppia mandata. Per la Fiorentina un’aggravante, non un’attenuante. I giocatori viola invece hanno dato una prova di trascuratezza e superficialità inammissibile. Sbagliare uno stop, un tiro o un dribbling ci sta anche per i migliori: guardare l’avversario che ti sfila accanto senza alzare un sopracciglio, arrivare sempre secondi sulle palle vaganti perché si parte in ritardo, passare la palla ad un compagno pur di non osare in prima persona l’affondo, invece non è da professionisti. Ieri hanno svolto male, anzi malissimo il loro lavoro. Ai ventimila sugli spalti, sotto al nubifragio, hanno offerto uno spettacolo indecente. La società dovrebbe restituire i soldi dei biglietti. Ho ascoltato Andrea Della Valle recitare come un disco rotto la solita litania: ci riscatteremo, sono ottimista, abbiate fiducia. Spero che in sede, al riparo da orecchie indiscrete, abbia invece dato una bella lavata di capo a giocatori, allenatore e direttore sportivo. Poi, nel chiuso della sua cameretta, davanti a uno specchio, un’ultima vigorosa strigliata.