Pantaleo e i “magnifici” sette. Nel senso di quelli che verrebbero fatti fuori col suo ritorno alla Fiorentina: da Rogg a Pradè, da Angeloni a Pereira, da Limatola a Baiesi fino a Vergine, perché Pantaleo agguanta tutto, anche il settore giovanile. Arduo pensare che qualcuno di questi possa restare al suo posto. O forse, meglio ancora, Corvino2 la vendetta. Il possibile (probabile) nuovo superdirettore viola è l’uomo solo al comando. Se i Della Valle hanno deciso di riprenderselo, mettendo da parte attriti e incomprensioni che portarono al licenziamento, significa che sono disponibili a consegnargli le chiavi. Di cosa? Di tutto: sede, spogliatoio, campini, mercato, comunicazione, cassa e, forse, perfino di casa loro. Resisterebbe Mario Cognigni, il “terzo fratello”, a guardia del bilancio ma senza poter più mettere bocca ovunque. Per tutti gli altri arrivederci e grazie o permanenza a mo’ di bella statuina e alla prima mossa: sei fuori.
Una rivoluzione copernicana in casa viola. Da mille punti di riferimento, che si sono rivelati spesso nessun punto di riferimento, ad un sistema di gestione che diventerebbe corvinocentrico. I bis presentano sempre dei rischi. Per rimettersi insieme dopo una rottura traumatica occorre che le “ferite” non solo siano rimarginate, ma non se ne vedano più neanche le cicatrici. E’ vero, qui si parla di rapporti di lavoro e non di amore, ma nel calcio questo confine è molto labile. Comunque Pantaleo Corvino è uno che ha lo sguardo lungo: “Accetto di essere visto come uno che ha avuto una forma di chiaroveggenza per il calcio”, ammette lui stesso nella prefazione alla sua biografia “Il profeta Pantaleo”. E alla Fiorentina un po’ di chiaroveggenza serve come il pane.