MA IL VAR SERVE DAVVERO?
A vedere quanti errori vengono corretti in ogni partita dal mezzo tecnologico, verrebbe da dire di si. Però la risposta precisa si potrebbe dare solo facendo (a fine campionato) un conteggio degli errori contro e di quelli a favore di ogni squadra. Ci si accorgerebbe forse che le cose sarebbero andate come sempre, con sbagli che alla fine si compensano. Di certo il VAR influenza gli arbitri e rende le partite meno spontanee. Il direttore di gara (come Damato stasera) sembra fischiare tutto con più leggerezza, perché tanto poi la tecnologia lo aiuterà. In altre situazioni invece il fischio resta muto in attesa del collega addetto alle riprese televisive. E poi, dopo una rete o un rigore non c’è più spontaneità: ci si ferma in attesa di un verdetto che viene fuori dal campo, campo che perde perciò la sua supremazia simbolica e sostanziale. Insomma una gran confusione. Che non evita gli errori più gravi, molto spesso compiuti dai giocatori. Sportiello per esempio sbaglia dopo 7 minuti un’uscita, tocca con la mano e viene espulso. E’ la madre di tutti gli errori, perché Dragowski subentra ed ha responsabilità su almeno tre dei quattro i goal laziali. Però è anche l’autore del rinvio sul quale Chiesa si invola verso la porta biancoceleste, per essere poi atterrato da Murgia, che viene espulso. Decisone dell’arbitro probabilmente influenzata dal precedente rosso al portiere gigliato. Comunque è magistrale la punizione di Veretout per il vantaggio viola. Il francese realizza poi anche il rigore del momentaneo due a zero. Eccolo l’errore più grave di Damato, che il VAR non può correggere: il fallo in area su Biraghi è da cartellino giallo, e lo compie il già ammonito Luiz Felipe che perciò andava espulso. Continua la sagra degli errori, stavolta della difesa viola e soprattutto del portiere, che permettono alla Lazio di rimontare il doppio svantaggio: 2 a 2 all’intervallo. Al quinto della ripresa la dimostrazione che il mezzo televisivo, richiedendo comunque l’interpretazione umana, può risultare impreciso: tira Gil Dias, rimpallo, sfera che arriva a Simeone che segna. In fuorigioco per l’addetto al VAR, ma le immagini sono molto, molto discutibili. Poi un assolo straordinario di Veretout riporta i viola in vantaggio. Sul 3 a 2 sbaglia forse anche Pioli, che potrebbe inserire Benassi e Saponara per Gil Dias e Simeone (inconcludenti) coprendosi un pò meglio. Invece la Lazio mantiene il comando del gioco e ribalta il punteggio con il 4 a 3 finale. Insomma partita confusa, e magari (se “spogliata” del tifo) pure divertente. Tutto sommato, anche se in modo “pazzo”, vince la squadra con più qualità: che però schiera qualche giocatore magari fortissimo ma insopportabile. Come Milinkovic Savic, che al fischio finale, invece di andare a festeggiare davanti al proprio pubblico, si gira verso la Maratona, portandosi le mani dietro alle orecchie e irridendo i tifosi viola: come diceva l’ineguagliabile Vujadin Boskov : “Testa di giocatore buona solo per portare cappello!”