Il postulato che vuole l’ Inter una Fiorentina ricca e la Fiorentina un Inter povero ieri sera è stato dimostrato. C.v.d. scrivevano i professori di matematica al termine della dimostrazione che, appunto, dimostrava la verità del postulato.
Partita pazza, di una follia assoluta, da dipinto di Brueghel, la nave dei folli, appunto, dove l’intero equipaggio è formato dai protagonisti in campo e in panchina.
Folle l’enfant prodige Federico Bernardeschi, a suggello di una serata no, pretende un rigore, toglie il pallone dalle mani di Babacar, grottesco anche il fatto che ad un certo momento appaiano due palloni sul dischetto.., e lo calcia, oddio calcia son parole grosse, in maniera sciagurata e comica, in Patagonia, fra pistole, sudore, cervezas e odor di urina avrebbe avuto il suo perché.
Folle l’andamento dell’incontro e chiaramente assoluta protagonista la squadra pazza per eccellenza del campionato italico di football, l’Internazionale di Milano.
Difese che definire allegre è come definire allegro il poeta e patriota irlandese Brendan Behan, devoto alla bottiglia come alla memoria di Erin libera dall’arroganza inglese.
Folle pensare che i Badelj, i Borja Valero, i Vecino abbiano avuto la meglio in fase propositiva della fisicità di Kondogbia, Joao Mario, Candreva, Perisic e del nuovo fenomeno pagato una cifra paragonabile al PIL del Burkina Faso, Gagliardini, omen non nomen, eppure così è stato.
Folle vedere entrare il bradipismo carsico, sloveno, non per scelta, di Ilicic e determinare il cambio di partita favorito dal dinamismo e dalla vena realizzativa, anche questa folle, di Vecino, e dalla ritrovata cucitura di Borja, anch’egli vicino al gol in un paio di occasioni.
Folle che uno dei migliori della beneamata, sia il portiere sloveno, e dai, Handanovic, che ne prende 5, e ne potrebbe prendere anche un altro paio, al netto del rigore di Bernardeschi nostro da Carrara.
E su questa nave, il capociurma è Paulo Sousa, imbizzito in sala stampa con il mondo, soprattutto coi giornalisti, e facciamola finita con questa pantomima, per quest’anno basta conferenze stampa; ah no, io l’ ultima del portoghese non me la perdo!
Qual’è il confine e tra il santo e l’eretico, tra il visionario e il mistico, tra il folle e il saggio?
Babacar dal Senegal, ex colonia francese, famosa per i tirallieurs mandati al massacro nelle due guerre mondiali in nome della Grandeur, follia allo stato puro nel ’14, difesa folle e poi luce ed ombra nel ’40, ma questa è un’altra storia, e per la Paris-Dakar, ormai solo leggenda, fa della follia il suo essere, lo sbagliare un controllo elementare e nel fare a pezzi la pseudo difesa nerazzurra con un gol di finezza e un altro di tempismo.
Tutto è stata follia in questo campionato per le due squadre, Inter che parte con Mancini, continua con De Boer, muore con Pioli, hidalgo triste senza la lucida follia di Don Quixote o la furbizia del flaco Menotti, che nel ’78 sotto dittatura militare si finse folle e distratto da ciò che gli succedeva intorno per non essere totalmente allineato con Videoarte, Masera e compagnia, non certamente bella.
Il calcio è altra cosa dal non essere Borgesiano di ieri sera, o forse e’ quello il calcio vero, il vecchio Calderon sosteneva che la Vida es sueno, a che le partite dovrebbero esserlo, ma la razionalità e i bilanci hanno aperto gli occhi dei tifosi, i soli sognatori.
Il folle soprattutto sono io, che questa partita l’ho vista in Patagonia tra minatori, con i pali delle porte fatti coi fusti di carburante, ai confini del mondo, tra cervezas, sogni e polvere, con pubblico di pistoleri, falsari e puttane, chiaramente unico periodista, il grande narratore di storie e di sogni, Osvaldo Soriano, al quale mando un abbraccio ovunque sia.
Alla prossima gente.