Firenze- Istruzioni per l’uso della 2° avventura di Pantaleo Corvino in Fiorentina…Prendere un bel quantitativo di determinazione, mescolare sapientemente con la soddisfazione di essere richiamato dopo la cacciata, aggiungere un tot di esperienza in più e spruzzare di emozione quanto basta: ecco la ricetta del Corvino2 – il ritorno (o la vendetta?). Undici anni dopo il suo primo ingresso nella Fiorentina (e quattro dall’allontanamento), il neo direttore generale è apparso più diretto e anche più impaziente. E’ qui con uno scopo preciso, che fonde le ambizioni proprie a quelle dei Della Valle: fare meglio del primo ciclo e “arrivare primi in qualcosa”. Non ha parlato di posizioni di classifica più o meno prestigiose (niente “il quarto posto sarà il nostro scudetto”, tanto per intendersi). Ha pronunciato proprio il termine “primi”. E non ha neanche ipotizzato una lunga marcia di avvicinamento, magari partendo da una squadra di giovani da far maturare in vista di traguardi più futuribili che futuri. Corvino sa di non avere molto tempo a disposizione. Il credito dei tifosi nella società, che il suo arrivo ha certamente ricaricato, è fuggevole. Lui stesso ha ammesso di non vedere di fronte a sé ancora molti anni da direttore generale, preannunciando un prossimo ritiro dal palcoscenico pur avendo già concordato di rimanere nel backstage della Fiorentina. Corvino è tornato per vincere l’agognato trofeo che la gestione Della Valle ancora non ha centrato? Pare proprio di sì. Pur tenendo conto del fair play finanziario, questa volta l’obiettivo di un successo sul campo è in primo piano rispetto agli equilibri di bilancio (comunque incombenti). E’ un cambio radicale di filosofia. Sottolineato anche dal ritorno di Martin Jorgensen nella doppia veste di uomo di collegamento con le istituzioni e osservatore per il Nord Europa. E ribadito dall’ammissione che ci sarà anche un ulteriore innesto (a parte il nuovo ds Freitas). Probabilmente l’”interprete” necessario alla società per capire e farsi capire dai tifosi e dalla città. Paragonando il suo calcio ad un’opera artistica, Corvino ha detto di ispirarsi all’”arte povera”. Paragone sottilissimo e non avventato. L’arte povera è realizzata con materiali di scarto o a basso costo, ma una volta passati fra le mani di un Kounellis (tanto per fare un esempio) si trasformano e prendono quotazioni a sei zeri. E’ già un bel passo avanti rispetto al recente passato che, mantenendo il parallelo artistico, avrebbe richiamato alla mente solo “L’urlo” di Munch.