Calcio : Amaro match pre-pasquale
UNA PASSIONE SENZA PASSIONE
di Alessandro “Coppins” Coppini”
Firenze- Fin troppo facile, in questi giorni di Pasqua, paragonare la giornata di ieri ad un sabato di passione per il tifoso viola. Passione nel senso di sofferenza per una sconfitta contro una squadra che aveva perso le ultime 7 gare su 8, che aveva vinto solo una volta in trasferta, che aveva (ed ha ancora) il peggior attacco della serie A: 18 goal su 31 partite prima di ieri. E poi non una squadra qualsiasi, ma i “cugini dell’Empoli, pronti (giustamente) a sbeffeggiare il capoluogo ogni volta che lo stesso si dimostra supponente, spocchioso e sconfitto. E poi passione, cioè sofferenza, per le scelte di Sousa: formazione iniziale tra il futurista e lo psichedelico con una montagna di trequartisti/ attaccanti (Saponara, Bernardeschi, Tello, Chiesa) una prima punta isolatissima (Kalinic) e due centrocampisti che non fanno filtro (il rientrante Vecino e lo spaesato Borja). Ma quello che ferisce di più in questa giornata di passione è la mancanza di passione. Stavolta nel senso di sentimento intenso e violento di attrazione (cfr. Treccani), che anima il tifoso viola ma nessuno di chi gli sta intorno. Non ce l’hanno la passione i giocatori, che altrimenti avrebbero vinto di forza nonostante il proprio allenatore. Non ce l’ha soprattutto la Dirigenza. Diego Della Valle vive la Fiorentina come un fastidio: tiene più alle sue sciarpe e ai suoi maglioncini di cachemire indossati sopra la giacca, che alla maglia viola. Con spocchia pensa che l’esser stato trascinato nei fanghi di calciopoli sia stata una colpa del popolino, che dovrebbe perciò dimostrargli solo riconoscenza. Cognini pensa solo ai numeri (e male visti i continui buchi di bilancio). Andrea Della Valle, quando la squadra segna un goal importante, agita i pugnetti al vento in tribuna VIP. Ma la sua è una passione casuale e superficiale e ciò è anche logico: fabbricava scarpe nelle Marche, di calcio forse non si interessava, riceveva applausi alla fine delle sfilate di moda e si è ritrovato suo malgrado responsabile delle sorti di un pezzo di storia di Firenze, a prendersi spesso le offese volgari della curva. Resterebbe il responsabile tecnico Pantaleo Corvino, che magari di calcio ci capisce ma che non ha più le energie per fronteggiare le difficoltà dell’ambiente: è invecchiato e forse superato. E poi i suoi sgrammaticati interventi prima facevano simpatia, ora risultano patetici e meritevoli di essere risolti da corsi del tipo “Non è mai troppo tardi”. Magra consolazione il fatto che ormai ovunque si possiedono e si dirigono le squadre di calcio non per passione, ma per un tornaconto personale, economico e/o che si concretizza in un ritorno d’immagine (vedi Inter, Milan e Roma). E altrettanto magra consolazione pensare che il fenomeno interessa trasversalmente tutta la società, dove trovare passioni aggreganti è ormai impossibile: non c’è più quella politica, quella religiosa è assente o interpretata fanaticamente, la socialità ha lasciato il posto all’individualismo. Restava il calcio, ma anche questo (almeno un certo tipo di calcio) ormai è finito. Troppo pessimista? Forse! In ogni caso Buona Pasqua!