Pochi sport come il basket, soprattutto nella sua sublimazione conosciuta come Nba, ci costringono a trovare una sintassi dello stupore totalmente nuova. La magia della palla a spicchi corre fianco a fianco all’evoluzione della lingua, ed ecco che stamani nei forum e nei blog d’oltreoceano era un acronimo a farla da padrone: “WTF”, seguito da tanti punti interrogativi quanto il pubblico di riferimento ne permetteva, essendo sostanzialmente un’espressione volgare ma di meraviglia e sbalordimento sincero. Non saremo noi a dirvi il significato, ma se ancora vi sfuggisse, basta una ricerchina su Google…
Quel che è successo ieri notte al Target Center di Minneapolis giustifica appieno questa reazione sboccata ma genuina: l’ex Mvp della Association anno domini 2011 (a 22 anni con i Chicago Bulls il più giovane Most Valuable Player di sempre), tale Derrick Rose, ne ha messi a referto 50 per i suoi Minnesota Timberwolves, condendoli con la stoppata decisiva su Dante Exum che è valsa la vittoria per 128-125 dei padroni di casa sugli Utah Jazz.
Da anni considerato ormai un giocatore finito, dopo quell’infortunio al ginocchio destro nell’aprile 2012 che ci ha privato di godere per anni di uno dei talenti più fulgidi che la Nba recente abbia mai prodotto, Rose ha tirato fuori una prestazione da 50 punti con il 19/31 dal campo in 41 minuti di gioco. Si tratta del suo career high, cosa abbastanza curiosa per un giocatore che nei suoi primi 3 anni da professionista era abituato a dominare la Lega.
Si è riciclato veterano in una squadra giovane e disfunzionale come i Timberwolves edizione 2018/19, con uno spogliatoio sempre al limite della guerra fredda, con le due stelle Towns e Butler separati in casa e un allenatore, Tom Thibodeau, che non sa più che pesci prendere. Ha lavorato sodo, imparando pian piano a conoscere il suo nuovo fisico, lontano anni luce da quello esplosivo ed elettrizante preinfortunio che quasi non conosceva limiti. E’ rimasto il talento, cristallino, ma nessuno credeva che potesse tornare a sfoderare prestazioni del genere. Tranne, forse, proprio il suo allenatore, che proprio qualche giorno fa aveva dichiarato che Rose è uno dei migliori giocatori della Lega, facendosi ridere dietro da miriadi di fan e addetti ai lavori. Ma ieri ha avuto decisamente ragione.
“Lo faccio per i compagni, per la franchigia e e per i nostri tifosi – ha dichiarato un Rose emozionatissimo a fine partita – Mi sono fatto il c.. Per me questo significa tutto. Non ho fatto altro che giocare per vincere, mettendoci tutto il mio cuore. E stasera è andata alla grande. Significa tanto per me, per la mia carriera”. “Credo che tutto accada per una ragione – ha proseguito Rose in conferenza stampa – Negli ultimi 2 anni ho cercato la giusta occasione, lavorando duro giorno dopo giorno. Sono qui ai Timberwolves per aiutare i giovani a crescere, come fa un veterano. Voglio essere un esempio per loro”.
Quest’anno Rose non stava giocando male, ma di certo nessuno si attendeva un exploit del genere, soprattutto al tiro. Emblematiche le parole di un opinionista americano durante la partita: “Anche solo una settimana fa aveva un tiro piattissimo che arrivava a stento al ferro e sapevi non sarebbe mai entrato, lo guardi stasera e gli escono quasi puliti”. Rose nel secondo tempo ha fatto a fettine la difesa dei Jazz, una delle migliori della Lega con un rim protector come Rudy Gobert, alternando penetrazioni al centro dell’area a tiri da 3 in step back. E ad ogni punto la reazione più naturale era quel “WTF?” di cui sopra.
Ancora più del pianto post-partita, nella mente rimarranno le sue lacrime dopo i tiri liberi del quarantanovesimo e cinquantesimo punto, con la partita ancora in bilico. Ma evidentemente D-Rose già sapeva, nella sua testa la sceneggiatura era ben definita, c’era la stoppata su Exum a mettere il punto esclamativo su una prestazione straordinaria, commovente.
Vi ricordate quella notte di Halloween in cui Rose si è travestito da se stesso tornando indietro nel tempo?