Il Kenia è una nazione africana di 40 milioni di abitanti che nel campo dell’atletica leggera ha cominciato a conseguire buoni risultati dalla fine degli anni sessanta, le sue partecipazioni alle Olimpiadi di Roma e Tokyo, ’60 e ’64, si sono chiuse senza medaglie.
Nell’edizione di Messico ’68 arrivano le medaglie di Kip Keino nei 1500, Naftali Temu nei 10000 e Amos Biwout nei 3000 siepi e da qui inizia un dominio che continua nel tempo con Henry Rono, Wilson Kipketer, Paulo Tergat.
La prima spiegazione di cio’ è stata l’abitudine all’Altura!
Il dominio keniano in campo sia maschile che femminile, nel fondo e nel mezzofondo, in questi ultimi decenni è assolutamente impressionante; nelle graduatorie di Maratona 2014 il Kenia ha 67 atleti sotto il tempo performante di 2h10′, 85 atleti nei primi 150!!!!!
Il boom della corsa keniota è iniziata con una massiccia campagna di investimenti verso le nazioni del “cosiddetto” terzo mondo africano e sudest asiatico con la presidenza alla IAAF dell’italiano Primo Nebiolo negli anni 80/90.
Gli atleti africani vedono nei successi sportivi una legittima occasione di riscatto sociale e di guadagni cospicui. Non a caso molti dei loro migliori atleti e atlete non gareggiano anonimi nelle Olimpiadi e nei Mondiali, ma selezionavano le grandi maratone dove i premi arrivano fino a 500.000 dollari.
Per arrivare a queste eccellenze, la base di partenza è stata un’organizzazione capillare e organigrammi competenti a tutti i livelli; la federazione keniana ha emesso autorizzazioni per 32 manager… è il numero più alto dopo gli USA che ne hanno 62.
Tutto questo movimento è mirato ai record ed ai conseguenti guadagni a tutti i costi. In questa ottica è adesso chiaro vedere la squalifica di Jemima Sumgong per epo, prima keniana a conquistare la maratona olimpica, che segue quella di Rita Jeptoo, tre vittorie nelle maratone più remunerative, tra cui Boston e Chicago; e se non bastasse, il Kenia rischia una sospensione perché il Comitato Olimpico locale non è stato in grado di adeguarsi ad una nuova normativa antidoping.
Tanto per capirsi, la Sumgong quest’anno avrebbe avuto inviti per gare major (le più importanti), da Londra è stata cancellata dalla lista delle partecipanti, il jackpot solo per la maratona nella capitale inglese che è di 250.000 dollari. L’allenatore della fondista keniana, l’italiano Gabriele Rosa, il manager è suo figlio Federico Rosa, denuncia medici senza scrupoli che avvicinano gli atleti. Il centro di questo business, perché di questo stiamo parlando, è Kapsabet, campus e highlander school dove si formano i futuri assi dell’atletica keniana.
Il mondo dell’atletica è dunque colpito ancora una volta nei suoi gangli vitali, e non sono soltanto le federazioni occidentali a pensare male e a lanciare velate accuse, ma soprattutto la federazione etiope, che figlia della grande scuola di Abele Bikila, oro mitico maratona a Roma ’60 e TOKYO ’64, vede da tempo minata la sua egemonia nel fondo e nel mezzofondo dalla sua acerrima concorrente africana.