Londra, Sabato 5 agosto 2017 Ultima corsa di Usain Bolt.
Sono soprattutto tre uomini ad avere segnato in maniera indelebile l’Atletica Leggera:
Jesse Owens, Carl Lewis e Usain Bolt.
Owens ha rappresentato una forma di protesta contro un contesto sociale fatto di razzismo, non solo nella Berlino del’36, la più bella edizione delle Olimpiadi, dove fu assoluto protagonista davanti al superomismo hitleriano e dove con modestia e agilità dette prova di sé al cospetto dei nibelunghi.
Lewis, anche lui figlio dell’Alabama come Owens, ma totalmente diverso per situazione sociale, corsa e materiali, apostolo di una nuova atletica. Il figlio del vento non vedeva nell’Alabama una zavorra e nell’America alla vigilia della seconda guerra mondiale un freno, ma agli inizi degli anni ’80 una opportunità.
Usain Bolt, Giamaica, terra di reggae, di spensieratezza, ma anche di miseria annacquate nel rum e nei ritmi dei balli di cui il nostro è figlio, e figlio prediletto.
Ieri è stata la sua ultima corsa, nello stadio di Londra che lo divinizzo’ nelle Olimpiadi del 2012. Non ha vinto, terzo alla fine, ma la sua corsa infinita non finirà che nella leggenda dell’ atletica.
I numeri di Bolt, tra Olimpiadi e Mondiali: 22 medaglie, 15 individuali, 19 ori di cui 13 individuali. Di 24 finali disputate ne ha vinte 19, dal 2008 a ieri, 19 su 22. All’attivo vanta anche sette record del Mondo, 9″58 nei 100 (2009), 19″19 nei 200 sempre nel 2009, 36″ 84 nella 4×100 del 2012, la media sui 100 metri è 9″73, sui 200 di 19″47.
E adesso dopo di lui?
Sicuramente la velocità non sarà più la stessa. Trovare un altro come lui non sarà facile, ma nell’Olimpo affianca i due statunitensi, figli del Sud, di una diversa Alabama, dello stesso sogno.
Grazie Usain, per le emozioni, per le tue volate, per il tuo Sorriso!