L’ASTRONAVE BIANCONERA E I (FINTI) SOLDATI RINASCIMENTALI
di Alessandro “Coppins” Coppini
Firenze Il risultato della partita con la Juventus sera era ampiamente previsto. Chi scrive viene a noia a se stesso, perché i concetti sono, ormai da tempo, sempre gli stessi. Lo zero a tre ( o almeno il modo col quale è maturato) ha diversi colpevoli, e forse Pioli non è il principale, ma è l’unico che si può sostituire, se non altro per dare una scossa. E comunque la squadra non ha un gioco, fa pressing per venti minuti poi è molle, senza grinta, sembra esser capitata al Franchi per caso. La pochezza di molti singoli è evidente e il mister c’entra poco. Ma il tecnico continua a far giocare un Simeone impresentabile, e lo tiene isolato. Insiste con Veretout centromediano, non lancia un giovane, non azzecca un cambio: sostituire Benassi con Thereau è da ritiro del patentino. E poi la totale e consueta confusione nel dopo partita: “Non si possono fischiare questi rigori” dice il tecnico viola riferendosi al fallo di mano di Edimilson: roba da TSO! Ma c’è qualcosa di ancora peggio, che esula dalla gara: e’ pensando a come appaiono le due realtà che si fronteggiavano, che prende lo sconforto. La Juve arriva all’Hotel Villa Medici con un pullman dai vetri oscurati: sembra un’astronave. I giocatori scendono con le cuffiette negli orecchi, abito di sartoria moderna, borse griffate, andatura sicura. E’ tutto finto, tutto di plastica, compreso Ronaldo che il figlio lo ha fatto in modo “artificiale”. Prima della partita Nedvev, affiancato da un body guard, compie il solito provocatorio giro di campo, seppellito da fischi e offese ma col ghigno del vincente stampato sul volto. C’è un arroganza insopportabile in tutto ciò , ma è quella di chi sa come si fa a vincere. Da sempre ci opponiamo a questo tipo di potere! Già, ma come lo facciamo? Mentre i muscoli dei superman bianconeri guizzano durante il riscaldamento, ecco entrare lentamente il Corteo Storico della Repubblica Fiorentina. Passi cadenzati, chiarine che (forse il vento) suonano stonate, alabarde e picche inoffensive. Quando i suonatori picchiano sui loro tamburi, sembra quasi che facciano saltare le tarme dai pesanti costumi dei figuranti. Sugli spalti la tanto attesa coreografia della Curva Fiesole ha connotati fortemente politici, e dimostra che anche al dodicesimo uomo del calcio ormai importa poco. E la società? Si perde in mille rivoli: “Save the Children”, maglia commemorativa per i cento anni dalla nascita di Nelson Mandela, terzo tempo con bambini festanti, “Hall of fame”: ma poi non trova duecentomila euro per tenere Badelj. Firenze ormai da decenni vive di passato, ma a noi va bene così: siamo orgogliosi di opporci ai potenti confidando sulla nostra diversità, diversità che spesso si concretizza nell’orgoglio di mangiare il panino col lampredotto. Poi però, se passa un’astronave, non ci resta che sperare di non sentire troppo male. Cosa che invece puntualmente accade ormai da troppi anni….