A Frosinone non ci saranno più scuse. La Fiorentina venerdì sera al Benito Stirpe avrà l’obbligo di vincere e portare a casa i primi tre punti lontano dal Franchi. Gli ultimi tre risultati raccontano di una squadra che ancora non riesce ad esprimersi al meglio. Tre pareggi consecutivi, tre 1-1, tutti arrivati dopo che la squadra di Pioli era passata in vantaggio. Era successo contro il Cagliari e contro il Torino ed è successo anche sabato sera contro la Roma. I tre punti maturati contro due squadre che sono in forma, come Cagliari e Torino (i sardi per poco sabato sera non pareggiano allo Stadium con la Juve e i granata hanno espugnato con una roboante goleada il Ferrarsi blucerchiato), e con una squadra nettamente superiore ai viola come la Roma, ci possono anche stare. Ma la cosa che più impaurisce è la difficoltà che la Fiorentina ha nel far rete. Colpa degli attaccanti? Della sterilità di Simeone? Dell’abulia cronica di Pjaca? Di Mirallas che sembra ancora spaesato a Firenze? Potrebbero sicuramente essere queste le cause della stitichezza in zona gol. Ma è innegabile che la fluidità della manovra offensiva gigliata non è delle migliori. Perché non possono essere incolpati solo i singoli, se quattro degli ultimi cinque gol viola sono stati segnati su calcio piazzato e se il capocannoniere della squadra non è una punta, ma un centrocampista: Benassi (quattro gol all’attivo per lui). Analizzando a fondo le partite ci accorgiamo che la Fiorentina non solo fa gol col contagocce, pure le occasioni create in area avversaria si contano sulle dita di una mano. Ovvio che qualcosa deve cambiare, non solo nella precisione o nella cattiveria di Simeone e compagni, ma pure nell’atteggiamento della squadra, che presta una grandissima attenzione per la fase di difesa e lascia un po’ al caso la fase d’attacco. Un modus operandi “double face”; da un lato le sconfitte in totale sono solo tre, tutte in trasferta e tutte con squadroni e la difesa con solo nove gol subiti ha dei numeri fin qui da zona Champions. Ma dall’altro le vittorie sono poche, dal momento che i sedici punti fin qui ottenuti sono frutto di sole quattro affermazioni (Chievo, Udinese, Spal, Atalanta) e altrettanti pari (Samp, Cagliari, Torino e Roma). La marcia va cambiata se non si vuole competere solo per il settimo posto, che significherebbe raggiungere gli antipatici preliminari, che quest’Estate sono costati carissimi all’Atalanta di Gasperini. In questo momento la sesta e la quinta piazza (che vorrebbero dire Europa League direttamente dai gironi) sono occupate dal Sassuolo (diciotto punti) e dalla Lazio che di punti ne ha ben ventuno (cinque in più dei viola con lo scontro diretto a favore della squadra di Inzaghi). La classifica sembra solidificata nei primi cinque posti. Juventus, Inter, Napoli e Milan, sono corazzate attrezzate per restar lì fino alla fine. Se anche la Roma tornerà a marciare al suo ritmo e la Fiorentina non cambierà regime, tornando in scia della Lazio, per l’Europa League potrebbe restare solo lo scomodo settimo posto, che condurrebbe ai preliminari di Luglio-Agosto. Alla luce di queste considerazioni il match in terra ciociara di venerdì è un colpo di quelli da non sbagliare per la banda di Pioli. Tre punti rilancerebbero le quotazioni della Fiorentina in classifica, poi, alla ripresa dopo la sosta, ci sarebbe un’altra ghiotta occasione: il derby dell’Appennino al Dall’Ara contro il Bologna.