Prof. Sabino Cassese: Corte Costituzionale:
Giurista, Accademico, Giudice Emerito della Corte Costituzionale Ministro del Governo Ciampi Laureato all’Università di Pisa
TUTTI I DPCM EMESSI DAL PRIMO MINISTRO CONTE SONO FRUTTI DI POTERI ILLEGITTIMI A VIOLAZIONE DELLA LIBERTA’; NEMMENO LA PIU’ TERRIBILE DELLE DITTATURE HA CAUSATO SIMILI PUBBLICAZIONE..NON HA RISPETTATO LA LEGGE, OGNI DECRETO EMESSO NON E’ VALIDO PERCHè PER ESSERLO CI VUOLE LA FIRMA DEL PARLAMENTO CHE FINO AD OGGI NON E’ STATO CHIAMATO IN CAUSA; A SEGUIRE LA FIRMA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA ( QUELLA C’ è NDR POI LA PUBBLICAZIONE SULLA GAZZETTA UFFICIALE NDR);
MA LA “FIRMA “ DEL PARLAMENTO LA SUA VOTAZIONE PER RENDERLI VALIDI NON C’ E’, DUNQUE VENENDO A MANCARE E’ TUTTO ILLEGITTIMO !!
Sabino Cassese “Conte è fuori legge”/ Il giurista “Dpcm illegittimi, libertà violata”
Pubblicazione: 27.04.2020 – Niccolò Magnani
Sabino Cassese attacca i Dpcm del Governo Conte “sono frutto di poteri illeggittimi e violano la libertà”. Il giurista filo-Colle “Premier fuori dalla legge”
Cassese con Mattarella
Quirinale, con Mattarella anche Stefania Giannini, Giuliano D’Amato e Sabino Cassese (LaPresse)
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Potrebbe rimanere voce “inascoltata” quella di Sabino Cassese dopo l’attacco fortissimo compiuto contro il Governo Conte nell’intervista concessa oggi a “Il Tempo” a firma dell’ottimo Massimiliano Lenzi: oppure no. Presidente Emerito della Corte Costituzionale, professore emerito della Scuola Normale Superiore di Pisa e tra le menti giuridiche più eminenti del Paese, Sabino Cassese non risparmia certo il giudizio davanti al Dpcm sulla fase 2 emanato questa notte dal Premier Conte, l’ultimo di una lunga sfilza di provvedimenti varati nell’emergenza: «i Dpcm violano la libertà e sono frutto di poteri illegittimi», attacca il giurista, non da oggi molto ascoltato dal Capo dello Stato Sergio Mattarella. Quanto avvenuto nel discorso sulla fase 2 non ha convinto nessuno: opposizioni, gente comune, imprese, cooperative, enti locali e anche diverse parti dello stesso Governo. Tra i tanti punti “dimenticati” e che invece avrebbero dovuto formare la struttura solida del nuovo Decreto che rende l’Italia ancora in “lockdown morbido” fino al 18 maggio, Cassese preferisce concentrarsi sul fronte di sua massima competenza, ovvero la struttura giuridica del “Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri”, alias Dpcm.
«Il Governo ha agito in maniera confusa e contro alcuni principi base della Costituzione» attacca l’ex Presidente della Consulta, e poi ribadisce con ancor più forza «neppure la più terribile delle dittature ha limitato la libertà di andare e venire, di uscire di casa, per di più selettivamente limitata per categorie di persone o a titolo individuale indicate in atti amministrativi». Per Cassese infine Conte non ha rispettato né il Parlamento né il diritto di voto, aggiungendo così alla violata libertà personali e di culto un terzo grado di “responsabilità” dell’azione negli ultimi due mesi.
L’ATTACCO DEL GIURISTA FILO-COLLE
A riprendere le parole di Cassese ci ha poi pensato l’ex Premier Matteo Renzi (al Governo con Conte, ndr) che in una intervista a Tg Com24 attacca a muso duro «La libertà delle persone non può essere messa in discussione, questo è il punto fondamentale. Non si possono considerare gli italiani come bambini. Perché lo Stato decide il cugino si e l’amico no? Chi è lo Stato che può decidere questa cosa?». In una recente intervista a “Il Dubbio” ancora Cassese, prima che uscisse il nuovo Dpcm, attaccava così l’azione del Governo nella crisi coronavirus: «Il primo decreto era fuori legge. Poi è stato corretto il tiro con il secondo decreto legge, che smentiva il primo, abrogandolo quasi interamente. Questa non è responsabilità della politica, ma di chi è incaricato degli affari giuridici e legislativi. C’è taluno che ha persino dubitato che abbiano fatto studi di giurisprudenza». Ma bastava forse anche il semplice titolo scelto dal quotidiano garantista «La pandemia non è una guerra. I pieni poteri al governo sono illegittimi», per capire dove il “mirino” di Cassese fosse puntato nel suo “J’Accuse” al Premier Conte e con messaggio forse anche a chi starebbe permettendo tutto ciò (i Quirinale).
«A Palazzo Chigi c’è un professore di diritto: avrebbe dovuto bocciare chi gli portava alla firma un provvedimento di quel tipo. Poi si è rimediato. Ma continua la serie di norme incomprensibili, scritte male, contraddittorie, piene di rinvii ad altre norme. Non c’è fretta che spieghi questo pessimo andamento, tutto imputabile agli uffici di palazzo Chigi incaricati dell’attività normativa», attaccava ancora Cassese qualche giorno fa, ribadendo il ruolo assai “strano” che ha assunto il Ministro della Salute Roberto Speranza in tutta questa delicata emergenza sanitaria, «Aggiungo che per la legge del 1978 sul Servizio sanitario nazionale, competente a emanare più della metà di quegli atti era il ministro della Salute. Abbiamo quindi assistito, da un lato, alla centralizzazione di un potere, che era del ministro, nelle mani del premier. Dall’altro a una sottrazione di un potere che sarebbe stato più autorevole se esercitato con atti presidenziali. È forse eccessivo parlare di usurpazione dei poteri, ma ci si è avvicinati». A parlare è sempre Cassese, ma se qualche “spiffero” fosse arrivato qualche Colle più in alto, potremmo anche non stupirci che a guidare l’Italia nella ricostruzione non sia lo stesso Governo con lo stesso attuale inquilino di Palazzo Chigi.
PROF: ANNIBALE MARINI CORTE COSTITUZIONALE: E’ TUTTO ANTICOSTITUZIONALE”
Roma- “C’è un vizio nel fondamento costituzionale del Dpcm Conte e anche una irregolarità di contenuto”. Così Annibale Marini, presidente emerito della Corte Costituzionale, si è espresso all’Adnkronos sul dibattito che riguarda la presunta incostituzionalità del decreto della presidenza del Consiglio dei ministri. “La compressione di un diritto di libertà – ha spiegato – va circoscritta nel tempo. Il Dpcm avrebbe dovuto fissare termini finali differenziati nelle singole misure di sospensione dei diritti di libertà. Invece non lo ha fatto”. Per Marini non è quindi sufficiente neanche che lo stato di emergenza si stato deliberato con un primo decreto legge il 31 gennaio, che ha fissato il termine al 30 giugno: “Anche se questi Dpcm, su cui c’è più di un dubbio di legittimità, trovassero fondamento nel decreto legge che ha deliberato l’emergenza, la fissazione del termine non andava definita rispetto al suo complesso ma alle singole limitazioni”.
DOTT.SSA/PROF.SSA MARTA CARTABIA CORTE COSTITUZIONALE
Avvertimento diretto al premier, senza citarlo
Cartabia, presidente Consulta: in Costituzione non c’è spazio per diritto speciale in tempi speciali, siluro al premier
ROMA – Oltre ai vari pareri politici e di esperti costituzionalisti, l’avvertimento più pesante all’abitudine del premier Conte di procedere a forza di Dpcm viene dalla Presidente della Consulta, Marta Cartabia. Nella relazione annuale sul funzionamento della Corte si legge questo passaggio illuminante: «Anche in piena fase di emergenza da coronavirus, il sistema istituzionale e giuridico resta quello previsto dalla Costituzione, nella quale non c’è spazio per alcun diritto speciale in tempi speciali. Semmai, la crisi si contrasta rafforzando ancora di più la collaborazione e il coordinamento fra le varie istituzioni, dal Parlamento al Governo, dalle Regioni alla magistratura. La piena attuazione della Costituzione – si legge in un passo centrale del documento – richiede un impegno corale, con l’attiva e leale collaborazione di tutte le istituzioni, compresi Parlamento, Governo, Regioni, Giudici. Questa cooperazione è anche la chiave per affrontare l’emergenza».
Infatti, sottolinea la presidente della Consulta, «la Costituzione non contempla un diritto speciale per i tempi eccezionali; e ciò per una scelta consapevole. Ma offre la bussola anche per ‘navigare per l’alto mare aperto’ nei tempi di crisi, a cominciare proprio dalla leale collaborazione fra le istituzioni, che è la proiezione istituzionale
della solidarietà tra i cittadini».
Una bacchettata micidiale alla prassi anticostituzionale del premier dalla pochette ben stirata, ma anche a tutti quelli che questa prassi hanno sopportato e agevolato, a partire da Mattarella, dalla magistratura allineata e da buona parte delle sinistre interessate a tenere sotto chiave il popolo italiano.
Se qualcuno multato per aver (in teoria) violato le disposizioni del premier e della sua cofana di inutili esperti facesse ricorso alla magistratura sollevando la questione di legittimità costituzionale ne vedremmo delle belle. sarebbe il modo giusto e legittimo per mandare a gambe all’aria Giuseppe Conte e la sua combriccola, nonostante la colpevole inerzia di chi dovrebbe provvedere.