In campo non eri solo un giocatore, ma anche una sorta di coach aggiunto. Quanto hai trovato gratificante questa parte del tuo lavoro?
“E’ stato davvero bello poter dare una mano a livello di coaching direttamente con casco ed armatura indosso. Sono stato una sorta di estensione in campo del pensiero tattico di mio fratello e penso che la squadra ne abbia beneficiato”.
Il gruppo dei Defensive Back, di cui hai fatto parte, ha dato un grosso contributo alla causa guelfa. Chi ti ha impressionato di più fra i tuoi compagni di reparto?
“Non me la sento di indicare solo un giocatore. E’ stato incredibile vedere la loro crescita dal nostro primo allenamento assieme fino all’Italian Bowl. Ognuno di loro ha fatto dei progressi incredibili durante la stagione e questo mi ha impressionato molto”.
Come è stato tornare ad essere allenato da tuo fratello maggiore?
“Sicuramente è stata la parte più bella di questa magnifica esperienza in Italia. Avevo già giocato per lui ai tempi del college e mai nella mia vita avrei pensato di avere ancora questa opportunità. Essere stati di nuovo così vicini su un campo da football è qualcosa che ci porteremo dentro per il resto delle nostre vite”.
Che livello hai trovato nel Campionato Italiano Football Americano Prima Divisione? Quali erano le tue aspettative alla vigilia dell’inizio di questa avventura?
“Devo confessare che non avevo idea di cosa aspettarmi dal football americano giocato qui, non ne sapevo praticamente niente. Alla fine di questi mesi, che ricorderò sempre con grande piacere, posso dire che ho trovato nei giocatori italiani la stessa passione che anima i ragazzi negli states. E’ stata una gioia poter giocare con così tante persone che amano questo sport in modo passionale”.