INTERVISTA A MAX INNOCENTI | |
COMUNICATO STAMPA GUELFI FIRENZE |
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Firenze- Un luogo: “Stadio Primo Nebiolo” di Torino; un momento: “Huddle” di fine partita; un volto: quello rigato di lacrime del capitano degli Estra Guelfi Firenze; un perché: l’addio al mondo del football giocato al termine della stagione. E’ questo ciò che è accaduto esattamente dieci giorni fa, quando un Massimiliano Innocenti visibilmente commosso e con la voce rotta ha annunciato a tutta la squadra viola, reduce da una sconfitta per 35-31, la sua sofferta decisione di appendere casco ed armatura al chiodo al termine della stagione 2018 del Campionato Italiano Football Americano Prima Divisione. Il Wild Card Round che vedrà i gigliati affrontare i Giants Bolzano in trasferta questa domenica alle 16 potrebbe quindi essere l’ultima volta di uno dei leader più apprezzati dello spogliatoio guelfo, che quest’oggi si è concesso ai microfoni del canale ufficiale della società per parlare un po’ della sua carriera, spesa principalmente nel ruolo di Inside Linebacker con il numero 52 sulle spalle: Quella di Bolzano potrebbe essere la tua ultima gara, hai un messaggio da mandare ai tuoi compagni ed a tutto l’ambiente in vista di questo Wild Card Round? “Sono molto contento che la squadra abbia la possibilità di giocare la post season, prima volta nella nostra storia da quando è stato formato il girone unico. Era un obiettivo quasi impensabile ad inizio anno, ma siamo qui e sono sicuro che ce la giocheremo fino alla fine dando il mille per cento. Non c’è domani nelle gare di playoff”. Assieme a Christian “Death” Petrucci ed Andrea “Super” Benoni hai formato un trio di linebacker davvero incredibile. Quali sono i tuoi più bei ricordi del tempo passato assieme a questi due? “Posso solo ritenermi fortunato per aver condiviso il campo con questi due fuoriclasse con i quali il rapporto di amicizia formatosi nel tempo va ben al di là di quello del campo. Posso affermare senza dubbio alcuno che le botte più forti in assoluto ce le siamo date in allenamento tra di noi, oppure in campo colpendoci per sbaglio mentre placcavamo qualche giocatore. Questo testimonia il livello di competizione e di allenamento che abbiamo sempre tenuto. Con “Death” continuiamo a picchiarci tutt’ora mentre “Super”, anche se non gioca più, ha creato un programma di allenamento che seguo chiamato “Overtime” che unisce cross-fit e pesistica in funzione del football americano, programmazione dalla quale ho avuto assoluti riscontri positivi in campo”. Sei il più grande leader emotivo di questa squadra, vedi qualcuno che possa raccogliere il tuo testimone la prossima stagione? “Cerco di trasmettere ai miei compagni l’emozione che provo quando scendo in campo, un’emozione davvero unica e mi fa piacere vedere il mio messaggio che viene raccolto. Ci sono molti giocatori davvero ottimi e sarebbe riduttivo indicarne uno o due, i leader già ci sono e verranno fuori nel corso del tempo. I compagni ti ascoltano quando vedono che dai sempre tutto te stesso dentro e fuori dal campo, è il bello del football. Questo è uno sport meritocratico, le chiacchiere sono nulla senza il responso del campo”. Hai già fatto un bilancio della tua carriera da giocatore di football? “Sono molto contento di aver fatto un sacco di ruoli all’interno di questo splendido gioco, spesso disputando partite che mi hanno visto impegnato sia in attacco che in difesa. Ho ricoperto tante posizioni: Linebacker, Offensive Guard, Nose, Defensive End, Defensive Tackle, Tight End, Half Back e questo mi ha aiutato molto a capire questo splendido gioco che ti dà tanto se sei pronto a sacrificarti per lui. Indubbiamente, guardando indietro, posso dire che i miei unici rammarichi sono di non aver vinto le due finali che abbiamo giocato in Lenaf (ex Seconda Divisione, ndr). Avevamo in entrambi i casi delle squadre eccezionali e lo stesso si può affermare anche per quando ci siamo fermati alle semifinali dopo la perfect season con Coach Scurran. Per il resto sono davvero contento di aver iniziato questo sport e di poter lasciare un ottimo ricordo nella storia della squadra degli Estra Guelfi Firenze”. Qual è stato il momento più bello di questi anni in maglia guelfa? “Ci sono stati molti momenti fantastici e ricordi che conserverò per sempre con il sorriso sulle labbra e nel cuore, ma credo che il più bello in assoluto resti quando, nel mio primo anno, ritornai in touchdown un punt in casa degli Sharks Palermo in una partita valida per i quarti di finale del campionato. Fu una sensazione davvero unica, segnai da difensore ed aiutai la mia squadra a vincere fuori casa in una trasferta davvero difficile. Anche i festeggiamenti successivi alla partita furono leggendari, tant’è che tornai in camera su una carriola trasportato da Alessandro “Ente” Dallai”. Pensi che un giorno potrai abituarti davvero a vivere il football dalla sideline in qualità di coach? “In completa sincerità non lo so: è un’avventura che prima o poi potrei valutare, ma senz’altro non a breve. Mi farà piacere dare aiuto se richiesto e dare consigli ai giocatori. Resterò comunque nell’ambiente guelfo, che è la mia seconda famiglia”. Hai qualche ringraziamento speciale che ti va di fare pubblicamente? “Innanzitutto ringrazio te per questa intervista. Voglio ringraziare di cuore Coach Leonardo “Zio” Gabriele, Coach Filippo “Pado” Paciaroni, Coach Alberto Puliti e Coach Giovanni “Gheo” Camilli per tutti gli insegnamenti dati e per avermi sopportato in questi anni. Voglio ringraziare anche Coach Matteo Dinelli per il primo fantastico anno in Prima Divisione e Coach Brett Morgan per questa stagione in cui mi sono davvero sentito un professionista a livello di preparazione alla gara ed approccio al gioco. Vorrei ringraziare poi tutti i miei compagni, con i quali ho condiviso i campi da gioco: senza di loro non avrei l’opportunità di rilasciare questa intervista, non li cito solo per non fare dispetto a nessuno, sanno che voglio bene a tutti loro, sia agli attuali che ai molti ex compagni. Concludo abbracciando la mia famiglia per il sostegno e per avermi permesso di affrontare completamente questo ultimo anno, senza il loro apporto non avrei potuto fare tutto questo”. |