Giovanni Simeone ha 23 anni e li dimostra, forse pure qualcuno in meno.
Più che per il dito a zittire imprudentemente la “Fiesole”, lo diciamo per il suo comportamento successivo. Se infatti il gesto, assolutamente deprecabile, poteva comunque essere compreso nelle umane debolezze, le scuse avvenute nel dopo partita hanno mostrato un ragazzo, non un uomo.
Ci è sempre piaciuto, umanamente, Simeone detto il cholito ma che preferiva, giustamente, essere chiamato per nome, Giovanni. Per quel suo essere normale, parlare piano e faticare, essere più forte del pesantissimo cognome che porta sulle spalle, grazie forse anche al buddismo che lo accomunava nei giorni migliori nei pensieri dei tifosi viola a Roberto Baggio. Ecco quindi che la sua reazione dopo il gol all’Empoli ci ha particolarmente sorpreso perché uno come Giovanni Simeone dovrebbe essere abituato fin dai primi calci agli sfottò e agli improvvidi paragoni con il genitore famoso. E invece il centravanti ha sfogato tutta la sua frustrazione da astinenza dal gol (ma si era comunque già sbloccato col Sassuolo) con un gesto che rimanda, in tutta un’altra situazione, a un suo connazionale che da queste parti ha lasciato indelebili ricordi, Gabriel Omar Batistuta.
Ci saremmo aspettati dunque, e qui torniamo al ragazzo a cui accennavamo prima, da parte di Simeone delle scuse forti come il suo gesto imprudente, un inchino come quello di Mutu ma a chiedere venia. Così non è stato. Accompagnato in zona mista dal responsabile della comunicazione viola Alessandro Ferrari, Simeone ha deviato la direzione della verità, non ha preso nettamente posizione ammettendo che, ebbene sì, il suo gesto era rivolto verso i tifosi, quelli che pagano, quelli che ti seguono in trasferta, quelli che incitano ma hanno anche tutto il diritto di contestare. Le scuse in serata sui social sono state un’altra velina della società. Sì, sicuramente Giovanni, da quel ragazzo perbene che è, dispiaciuto, e tanto, lo è. Avremmo soltanto preferito che si assumesse le proprie responsabilità senza essere accompagnato per mano dalla società, ma da solo, da uomo. “Nessuno ti colpisce duro come la vita” – ha citato, tra l’altro, Rocky Balboa – “ma importante è resistere e rialzarsi”. E allora ti aspettiamo, anzi ti aspettano i tifosi viola, Giovanni Simeone, a correre sotto la curva a ricevere l’abbraccio corale per il prossimo gol da festeggiare con il saluto al Capitano o semplicemente con le braccia aperte.