I numeri, nel calcio, non mentono mai. Quelli di Marko Pjaca con la maglia della Fiorentina sono pessimi. Snoccioliamoli subito: 508 minuti giocati, per un totale di 11 presenze. Gol fatti 1, assist 1. Ed a ben vedere tutto si è concentrato nella partita contro la Spal, quando il gol è arrivato grazie ad uno sciagurato intervento difensivo di Fares, che gli ha regalato il pallone solo da spingere in rete.
L’attaccante croato è sempre stato impiegato, più o meno, in tutte le gare tranne che nella trasferta di Torino. Ha risposto alla convocazione della sua Croazia, ma contro la Spagna ha messo a referto solo pochi minuti finali, partecipando all’assalto che ha portato al decisivo gol del 3-2 di Jedvaj. La speranza è che il clima d’entusiasmo che si è creato nel clan croato lo aiuti a ritrovare stimoli e fiducia, lui che alla vigilia della partita è stato premiato istituzionalmente insieme ai compagni per il secondo posto nel Mondiale. Oggi, con la sua Nazionale, si giocherà tutto in Nations League. Nel match in casa dell’Inghilterra è tutto possibile: dal primo posto alla retrocessione.
Alla Fiorentina interessa che torni in città motivato, sgombro di testa e fisicamente a posto. Non poco, per un giocatore che ha dimostrato di avere limiti fisici e caratteriali in questi due mesi e mezzo di campionato. Pioli ha bisogno delle sue giocate per tirare fuori la Fiorentina da quella zona di centro classifica che non piace a nessuno. Ma le occasioni non saranno infinite. Diciamo che il tempo è circoscritto: da ora alla fine di dicembre c’è bisogno di dare qualche risposta, anche perché poi a gennaio la Fiorentina cercherà un nuovo attaccante sul mercato.
A partire da Bologna, certo, per proseguire contro la Juventus. Sarebbe bello ed affascinante che Pjaca sbocciasse proprio contro la squadra che detiene ancora il suo cartellino. La sera del primo dicembre tutti gli occhi saranno puntati su di lui, perché pure il futuro è assolutamente in bilico. Ad oggi è impensabile che la Fiorentina investa 20 milioni di euro su di lui a fine stagione. L’obiettivo è quello di insinuare almeno il dubbio nella testa dei dirigenti viola. Vorrebbe dire che da Bologna in poi, l’encefalogramma è risultato meno piatto.