Un pareggio sulla sirena, quando ormai nessuno ci sperava più, quando ormai tutto lasciava presagire ad un pomeriggio nero al Franchi, tra polemiche e contestazioni, soprattutto all’operato del signor Di Bello. Nel basket, quando negli ultimi secondi di gioco tenti di capovolgere il risultato, più con la forza della disperazione che con la lucidità, si dà palla a quello più lucido, a quello che si crede che abbia l’intuizione migliore, poi ci si fa il segno della croce e si spera. E domenica pomeriggio al Franchi è proprio andata così, palla a Chiesa, cross nel mezzo senza guardare, il tocco beffardo di Ekdal mette fuori causa tutta la difesa del Doria e zac! Sbuca Pezzella: 3-3 e bacio alla fascia di Capitan Astori. Ma qui non c’è l’extratime come nel basket. Pari e patta, Di Bello fischia la fine, esausto e forse anche decisamente arrabbiato per aver rovinato una partita che poteva e doveva avere un andamento diverso. Al di là della gioia finale, di quella esultanza matta e disperatissima che ha fatto tornare dal Franchi con un gran sorriso sulle labbra, resta il fatto che ancora una volta la classifica della Fiorentina non svolta (decisive per questo saranno le prossime due trasferte a Verona e ad Udine) e lo fa per colpa di decisioni arbitrali che non favoriscono certo la squadra di Pioli. Era successo nella partita persa con il Parma in casa. Allora la direzione non convincente fu del Signor Fabbri; un rigore non concesso per un mani in area di Bastoni e i troppi cartellini gialli distribuiti a senso unico o quasi nella prima frazione. La stessa cosa si è ripetuta pure a Genova: Veloso tocca clamorosamente con la mano la palla, ma per Massa è tutto ok. E pensare che sia il fischietto di Ravenna (Fabbri) che quello di Imperia (Massa) avevano fatto ricorso al VAR per una migliore valutazione. Ma nulla, niente rigori, anzi gialli per proteste ed espulsione di Pioli (a Marassi). Cose che capitano nell’arco di un campionato, niente da dire. Però occorrerebbe maggior attenzione e magari direzioni più omogenee per quanto riguarda le assegnazioni dei cartellini. Perché nel match contro la Samp l’eccessiva fiscalità è stata applicata solo da una parte.
E non si è ben compreso cosa doveva fare Ramirez per essere espulso, perché un plateale gestaccio in faccia all’arbitro non è bastato per andar fuori e neppure un brutto fallo su Biraghi commesso successivamente. Il motivo della sua permanenza in campo? Dovremmo chiederlo a Di Bello, sicuramente ci darebbe delucidazioni sull’accaduto. Ma tutto ciò ha pesato e non poco sull’economia della partita. Perché se fosse stata usata la stessa misura nei primi quarantacinque minuti, probabilmente o entrambe le squadre restavano in dieci o entrambe le squadre restavano in undici. Ma così non è andata. E la partita per la Fiorentina è stata tutta in salita. E non direi un’eresia, certo, affermando che con la parità numerica i viola avrebbero vinto, considerato che prima del secondo giallo a Fernandes, la Samp palesava nette difficoltà ed erano stati Chiesa e compagni a far la partita e a segnare il meritatissimo gol del vantaggio con la prima perla di Muriel. Il colombiano, dopo la grande gioia del gol in zona Cesarini, è la seconda nota lieta del match contro la Samp. Erano dai tempi di Edmundo che non si vedeva un giocatore di quel tipo al Franchi. Le sue movenze, le sue serpentine e i tocchi sinuosi hanno ricordato proprio l’istrionico brasiliano e i suoi gol incredibili, come quello che segnò al Parma nel 1998. “E dài Edmundo facci un gol, così Firenze esploderà in un boato che farà tremar…la terra e il mar!” Così il coro di allora della Fiesole. E le due magie da incorniciare di Muriel fanno ritornare a sognare quei tempi d’oro. Perché Muriel potrebbe essere l’innesco per far scoppiare di nuovo quella passione che negli ultimi anni al Franchi, complici i risultati, si è un po’ appassita. Firenze ha bisogno di campioni del genere per rivivere i fasti di un tempo e per riemergere da questo anonimato che la piazza non merita assolutamente.