Per qualcuno è un problema. Per altri no. Anzi, è quello che ha più tecnica all’interno del gruppo. Gerson, all’anagrafe Gerson Santos da Silva, è abituato a dividere. Talento cristallino, ma sull’ottovolante della discontinuità è quello che rappresenta meglio il grafico di rendimento della Fiorentina. Alti e bassi, per dire il vero più bassi che alti. Anche se l’esordio al Franchi contro il Chievo lasciava intuire altro.
Troppo, lo ha ammesso persino Stefano Pioli. Gol, assist, giocate sontuose. Vero, il Chievo di quest’anno faticherà a salvarsi, ma il brasiliano strappò subito applausi e consensi. Tutti dimenticarono in fretta che è qui solo di passaggio. Già, aspetto che fa storcere il naso. Non c’è futuro con lui. Una stretta di mano e via. La Roma lo avrebbe ceduto anche a titolo definitivo, ma Monchi chiedeva almeno 15 milioni di euro. Impossibile l’investimento per Corvino, che sul giocatore ci crede, ma con cautela.
Dal Chievo in avanti, le prestazioni sono scemate, per intensità e per qualità. Pioli gli ha ritagliato il ruolo di mezzala sinistra: zolla di campo dove in tanti vorrebbero rivedere la prorompenza fisica di Jordan Veretout. Difficile, ancora oggi, stabilire quale sia il vero ruolo del brasiliano. Mezzala, esterno sinistro, pure trequartista. Può giocare un po’ ovunque, anche se la missione di Pioli è quella di trovargli la mattonella giusta. Almeno per questa stagione.
Domani, contro la sua Roma, non è sicuro del posto. Anche se alla fine potrebbe di nuovo spuntarla per una maglia da titolare. L’occasione, in quel caso, sarebbe ghiotta, perché avrebbe l’occasione di farsi apprezzare da due squadre contemporaneamente: dalla Fiorentina per il presente e dalla Roma per il futuro. Non poco, per uno che a stretto giro di posta vuole entrare nella lista dei convocati del Brasile. Tipo ambizioso, Gerson, ma oltre all’ambizione serve di più. E quel di più, già da domani, è chiamato a darlo per la maglia viola.