Pioli ieri dopo il pareggio contro la Lazio in sala stampa è stato molto chiaro: “Ho deciso già cosa farò in futuro e non dipenderà dall’opzione sul mio contratto“.
Parole che non hanno bisogno di ulteriori spiegazioni, Pioli si avvia a lasciare la Fiorentina al termine di questa stagione, anche perché a oggi la società non ha esercitato l’opzione sul terzo anno e si va dunque verso un divorzio consensuale.
Ma Pioli non può e non deve essere considerato come IL problema della Fiorentina perché altrimenti staremmo sbagliando strada. Ciò che non va agli occhi di chi vorrebbe una Fiorentina competitiva è molto più in alto di Pioli e lui paga solo l’umore generale e un gioco che oggettivamente in due anni ha sempre lasciato a desiderare.
Il problema però non è la Fiorentina. Sousa diceva che faceva l’omelette con le uova che gli davano e Pioli può o meno ha tentato di fare allo stesso modo arrivando però alla stessa conclusione: a Firenze non si fa calcio, non c’è un progetto sportivo ma solo economico. L’obiettivo è quello di fare plusvalenze poi se in campo si arriva decimi o noni poco cambia e poi comunque alla peggio paga l’allenatore di turno.
La Fiorentina da tempo non fa calcio nel modo giusto, sbandiera progetti che non porta a termine o parla della politica dei giovani che però è fine a sé stessa visto che poi l’obiettivo è vendere i migliori e dunque non permettere alla squadra giovane di crescere e affermarsi.
Chi pensa che mandando via Pioli la Fiorentina volti pagina e alzi l’asticella si sbaglia e lo dimostrano gli ultimi anni. Dopo Montella si pensava di tornare a crescere, è successo il contrario, poi con Sousa altrettanto e infine con Pioli si sta seguendo quella strada lì.