Ecco alcuni temi affrontati riguardo l’ attualità e sui possibili scenari futuri viola:
«Ormai non abbiamo più bisogno di vendere per forza. Questo vale anche per Chiesa. La famiglia Della Valle ama la Fiorentina e in passato ha saputo dire no anche alle cessioni di Toni e Mutu che sembravano già fatte. Le cose sono cambiate. Avevo trovato in società un rosso di 40 milioni e un monte stipendi di quasi 70,adesso invece i conti sono a posto e gli ingaggi sono intorno ai 38 milioni. Se i tifosi viola lo capissero e si tornasse a essere uniti, potremmo tornare subito a crescere. Secondo me abbiamo posto le fondamenta per un nuovo ciclo. Come la pittura Metafisica: nonostante i nostri limiti economici, vogliamo andare oltre la realtà. L’obiettivo già lo abbiamo: tornare a competere per la Champions, magari in una Serie A in cui sia tornato il mio Lecce».
Quasi un cerchio che si chiude: forse anche l’ora di smettere?
«Guardi, i Della Valle mi dicono sempre che io andrò in pensione con loro. Per il resto, sono sposato da 42 anni e mia moglie ogni mattina mi porta una tazzina di caffè a letto. Quando tutto sarà finito la prima ad accorgersene sarà lei perché le dico sempre: “Se un giorno mi girerò dall’altra parte per continuare a dormire, allora avrò chiuso col calcio”
Quale sarà il futuro di Badelj?
Io e il mio d.s. Carlos Freitas, bravissimo, abbiamo un ottimo rapporto con lui e gli proporremo il rinnovo, ma se partirà per me andrà alla Roma.
Io mai nel calcio d’elite?:
” Le 4 qualificazioni in Champions, le 3 promozioni in A su 3 tentativi, i 12 titoli nazionali giovanili e le oltre 500 partite da dirigente in Serie A li considero i miei scudetti. Potevo andare alla Roma e alla Juve, ma non ho rimpianti. Certo, se penso che il mio maggiore investimento sono stati i 13 milioni per Gilardino e il monte ingaggi più alto meno di 40 milioni, può capire come abbia dovuto lavorare. Io vengo dalla strada”.
Ha dei rimpianti per dei calciatori perduti?
“Mah, ricordo quando feci venire Vidal alle 7.30 del mattino a casa mia per chiudere l’accordo, con mia moglie che preparava il caffè. Saltò tutto all’ultimo momento e qualche anno dopo rividi il suo agente che mi disse: “Ho un pacco di Arturo per te”. C’era dentro una sua maglia del Bayern con su scritto: “A quel coglione di Corvino che non mi ha comperato””.