Dati alla mano Pantaleo Corvino non centra l’Europa ormai da 10 anni, ovvero dalla stagione 2008/2009 (all’epoca c’era Prandelli sulla panchina viola). Dopo di che tanti campionati deludenti tra l’ottavo e il tredicesimo posto (a oggi il punto più basso, ma questa stagione può riservare ancora delle sorprese). Un fallimento tecnico evidente a tutti, anche perché tra il Corvino primo e il Corvino secondo la Fiorentina è andata in Europa per quattro anni consecutivi con Pradè e Macia.
Ma i Della Valle certo non sono esenti da colpe visto che lo hanno rivoluto a Firenze con il solo compito di far tornare i conti della Fiorentina e riportare il bilancio in attivo (tralasciando completamente l’obiettivo sportivo che ultimamente non è più all’ordine del giorno della proprietà viola). Questo è il risultato quando tratti una società di calcio come se fosse una normale azienda qualunque. Errori che si susseguono ormai da anni anche perché i Della Valle utilizzano l’unico uomo di calcio, Giancarlo Antognoni, come uomo immagine e il più lontano possibile dalle cose di calcio puro.
Il fallimento di Corvino (solo sportivo s’intende), è sotto gli occhi di tutti ma, come detto, non è certo tutta colpa sua. Infatti se i Della Valle decidessero di cambiare direttore generale non cambiando la loro filosofia arriverebbe sì una nuova figura ma con gli stessi compiti e, probabilmente, con gli stessi risultati. Dunque se davvero la proprietà, come dice Montella, ha intenzione di fare calcio e ripartire, allora servirà cambiare qualcosa a livello filosofico. Costruire una Fiorentina non spendendo chissà quanto di più ma prendendo i giocatori giusti per l’allenatore (cosa che non è successa più dal ritorno di Corvino).