Il calcio femminile si ferma. Dopo la serie B, arriva dal Consiglio Federale anche lo stop definitivo anche per la serie A. Già nell’assemblea fiume del 4 giugno scorso, la maggior parte dei club di serie A e i medici si erano schierati contro la ripartenza del campionato. E, dopo la lunga lettera aperta delle calciatrici che si sono schierate contro l’ipotesi playoff e playout, è arrivata oggi la decisione finale: non si gioca. Il campionato 2019-2020 si conclude con la Juventus prima in classifica a 44 punti (alla quale, comunque, non verrà assegnato il titolo), con Fiorentina e Milan seconde a pari merito con 35 punti (ma con la Fiorentina che accede alla prossima Champione League per l’applicazione dell’algoritmo), con l’Orobica che retrocede in B e il Napoli che viene promosso in serie A.
SOTTO LA LETTERA DELLE CALCIATRICI CHE HA FATTO LA DIFFERENZA NELLA SCELTA DEL CONSIGLIO FEDERALE
«Alla vigilia della decisione sulla eventuale ripresa della Serie A Femminile di calcio, teniamo molto a chiarire quello che è il nostro stato d’animo attuale e quelli che sono i pensieri che abbiamo maturato. Siamo sempre state unite in questi mesi attendendo con pazienza che ci venisse comunicata una decisione rispetto al nostro futuro. Abbiamo compreso che dovevamo aspettare, perché c’erano priorità da affrontare e molte cose da capire rispetto ad una situazione di emergenza che ha colpito profondamente il nostro Paese e che giustamente richiedeva riflessioni ponderate per fare ripartire tutte le attività della nostra vita con una adeguata sicurezza.
Quando è arrivato il nostro momento ci è stato detto che c’era la volontà di provare a farci proseguire per non guastare il bel percorso che il calcio femminile stava facendo nel nostro Paese. Aperte ad ogni soluzione ci siamo messe a disposizione per capire se ci fossero le adeguate condizioni per continuare. Mentre attendevamo e lavoravamo ad una ripresa, però, è anche emersa la vera realtà del nostro sport oggi. L’emergenza ha di fatto messo in luce tutte le fragilità di un sistema ancora acerbo ma promettente che stava crescendo in questi anni e che ha dovuto affrontare una fulminea e gravosissima situazione.
Le calciatrici oggi sono molto confuse. Non abbiamo paura ad ammetterlo. Non lo eravamo, eravamo unite in un unico pensiero in questi mesi, ora non lo siamo. E questo perché l’attesa genera dubbi, soprattutto per come è stata vissuta. Nonostante quanto riconosciuto, nonostante le perplessità, i dubbi, la confusione che questa attesa lunga tre mesi ha generato, ancora una volta siamo qui, a parlare con una voce comune, perché pur nelle diversità ormai più che lecite di opinione, ci siamo rese conto che invece ci sono cose che abbiamo ben chiare e su cui ci troviamo unite come e più di sempre. E allora vogliamo parlare di quello che ci unisce e di quello che alla fine riteniamo davvero importante.
A tutt’oggi, dopo molti mesi di inattività, permangono irrisolte criticità di carattere sanitario ed organizzativo e siamo quasi a ridosso dell’inizio di una nuova stagione. Mentre discutiamo della ripartenza, non possiamo farle tutte dallo stesso punto di vista. Molte calciatrici tutt’oggi non sono state convocate per gli allenamenti. Non sono messe nelle condizioni di praticare il loro sport e sono deluse dal fatto di non avere questa possibilità. Anche l’attesa di una decisione sarebbe stata differente avendo tutte rivisto l’erba di un campo da gioco, ma oggi non è così.
Apprendiamo della proposta di terminare il campionato con una formula ridotta di play off e play out che coinvolgerebbero sei delle dodici squadre del nostro campionato. Non la condividiamo, perché non vediamo come possa essere tutelato il merito sportivo con una modalità di gioco che a nostro avviso non garantirebbe la vera equità. Le calciatrici pensano questo: o scendiamo tutte in campo o non ci scende nessuna. Tutte devono essere in grado di lottare per i propri obiettivi, oppure devono tutte mettere un punto su questa stagione e prepararsi per la prossima partendo dalle stesse condizioni.
Quello che appare in sintesi ai nostri occhi è che il nostro sistema va riformato. È tempo di decidere quale direzione dobbiamo prendere perché situazioni simili non sussistano più. Siamo le calciatrici della Serie A Femminile, si parla di noi e delle imprese della Nazionale di cui alcune di noi fanno parte e che sentiamo nostra. Ma è ora di garantire le giuste tutele a tutte quante, uno status da professioniste e condizioni reali di professionismo.
Come sempre fatto, non ci esprimiamo in merito alla prosecuzione o meno di questa stagione. Siamo consapevoli che potrebbe essere per noi un’opportunità riprendere, ma crediamo anche che l’opportunità vera emersa in questi mesi, o forse una necessità non più procrastinabile, sia quella di spingere verso l’alto questo sistema, facendolo crescere e mettendo le giuste basi per elevarci come calciatrici, assieme ai nostri club e alla nostra federazione, per dare sostanza e risorse vere a questo pezzo di calcio che già a livello d’immagine è nel cuore di molti».