Che la VAR abbia creato un altro calcio è ormai un dato di fatto. Esiste una partita vista allo stadio, in campo, da spettatori e arbitri. Una partita giocata da ventidue calciatori e altri sei che possono subentrare. Poi esiste un’altra partita, quella al monitor che è giocata da altri due direttori di gara (preposti a visionare tutto ciò che l’arbitro non riesce a vedere) e dai giocatori che protestano con la chiara intenzione di condizionare quelli al monitor affinché richiamino l’attenzione dei fischietti in sala VAR. Questa è la cruda realtà. Una realtà di un calcio che sta perdendo pian piano le sue caratteristiche per apparire più giusto e più equo, ma che diventa sempre meno giocato e sempre più vivisezionato alla moviola. La morbosa ricerca del cavillo che fa applicare il regolamento alla lettera e che devia il vero andamento del match è diventato l’incubo dello spettatore che paga il biglietto. Esultare per un gol di un giocatore che parte sulla linea dell’offside è inutile, tirare un sospiro di sollievo per un’azione in area sventata dalla difesa pure. Perché le tue gioie, i tuoi dolori possono essere modificati e mortificati dalle telecamere, pronte ad inquadrare ogni singolo particolare: un calcetto, un offside millimetrico o un fallo di mano più o meno rilevante, più o meno istintivo. Ed ecco che per esultare o per rilassarsi bisogna aspettare dei minuti, che diventano un’eternità. Per chi gioca e per chi guarda allo stadio. Eternità che invece è manna dal cielo e puro show per le tv a pagamento, dove divampano le polemiche e i teatrini di allenatori indiavolati che ce l’hanno col mondo intero a fine partita. Il match di ieri sera tra Fiorentina e Inter è solo l’apice di una situazione che è arrivata al parossismo. Una gara incredibilmente non decisa dal campo, ma dal VAR. Vogliamo quindi analizzare meglio il match e immaginiamoci che Fiorentina-Inter si sia giocata in Europa League e non in Serie A. In questa maniera avremmo più chiaro l’andamento della partita, senza che l’occhio bionico la condizioni. Nel primo tempo sono arrivati tre gol. Il primo è l’autogol di De Vrij dopo il colpo di tacco di Simeone. Il Franchi esulta, ma col brivido, perché l’obiettivo del “Grande Fratello” (che Orwell ci consenta questa divagazione) deve vedere se Chiesa al momento del lancio di Ceccherini è in gioco. Dopo qualche minuto arriva la sentenza: gol buono. Lo stesso accade per la rete di Vecino. Stavolta è la sua posizione da valutare dopo il lancio di Nainggolan. Anche stavolta l’uomo del VAR (e stavolta l’accostamento è molto meno letterario) dice sì. Sul gol di Politano nulla da dire, forse solo che Lafont non è molto reattivo sul tiro dell’interista. Nel secondo tempo viene il bello, perché è Fabbri a indirizzare la partita con i suoi richiami ad Abisso. Così accade che dopo sette minuti di gioco la Fiorentina parta impetuosa in contropiede. Lo stadio freme, ci si aspetta una volata di Chiesa o un lampo del Cholito. Ma invece mentre l’azione veloce si avvia minacciosa verso l’area nerazzurra, Abisso ferma tutti, fa il solito gesto del monitor e se ne va al VAR. E pensare che nessuno aveva protestato, nessuno si era accorto del tocco di mano più o meno volontario di Edimilson in un’azione volante e concitata in piena area. Ma in sala VAR si è lì apposta e allora ecco che arriva il rigore per Spalletti, trasformato da Peresic. La Fiorentina va sotto tre a uno, ma non si perde d’animo. Entra Muriel al posto di Simeone, ma a segnare è Biraghi con una botta incredibile che riapre l’incontro. Abisso indica il centrocampo, ma nell’azione c’è un difensore dell’Inter che protesta a terra e tutti i compagni insieme a lui chiedono l’ausilio del monitor. Stavolta il fallo è del colombiano, che, anticipato da D’Ambrosio, lo colpisce con un calcio. Il difensore dell’Inter si dimena a terra come un ossesso. Il fallo ci sta tutto nel match visto alla tv ed allora, gol cancellato e si torna sul 3-1. Il fattaccio accade sul 2-3. Abisso al 97esimo fischia e sanziona con il rigore per la Fiorentina un fallo di mano di D’Ambrosio. E’ inutile negarlo, le immagini dicono tutto e il contrario di tutto. D’Ambrosio non tocca col braccio ma col petto, D’Ambrosio che tocca prima col petto e poi con il braccio, D’Ambrosio che allarga il braccio ma la palla la colpisce col petto, fatto sta che il direttore di gara ben posizionato, ha visto la mano e concede la massima punizione. Ancora una volta il VAR lo richiama e lo induce al confronto con la tecnologia. Passano minuti di concitazione, ma la decisione è confermata. Per una volta il VAR non vince, ma vince l’occhio umano. E se, come abbiamo detto qualche riga fa, il match fosse stato giocato in Europa League (dove il VAR ancora non c’è), come sarebbe finito? 4-2 per i viola, questa è la risposta. Senza VAR sarebbe finita così. Quindi l’Inter e Spalletti farebbero meglio a non sperticarsi in polemiche da bar nel post match. Il calcio del 2019 è questo. Avete voluto il VAR? Perciò tenetevelo con i suoi pregi e i suoi difetti. Adesso, dopo tutta questa noiosa pappardella, pensiamo alla semifinale di Coppa Italia, mercoledì al Franchi arriva Gasperini e l’Atalanta. Sarà una battaglia. Dura.