Ospite nell’ultima puntata di “A tutto rugby”, in onda ogni martedì sul canale DGT 196 Tele FirenzeViolaSuperSport, il fiorentino Alessandro Andrei, lanciatore di peso medaglia d’oro alle Olimpiadi di Los Angeles nel 1984.
In studio insieme a lui Gregorio Ciampa e Paolo Gori del Florentia Rugby.
Come è nata questa collaborazione col Florentia, Alessandro?
“Un collega di lavoro mi ha detto che c’era la possibilità di collaborare con questa società, tra l’altro anche mio figlio ha praticato questo sport per un breve periodo. Tutti coloro che si sono avvicinati al rugby mi hanno sempre riferito con entusiasmo di questa esperienza, ho amici che si sono dedicati come preparatori. Il mio sarà un aiuto, sotto l’aspetto atletico o dove ci sarà bisogno”.
“Un amico in comune ci ha messo in contatto” – conferma Ciampa – “Se ripenso a quando Alessandro ha raccontato ai ragazzini in palestra dei suoi undici allenamenti a settimana senza specificare che era stato campione olimpionico… Alessandro è un uomo di sport vero, a 360 gradi. Noi vogliamo trasmettere che non ci devono essere scorciatoie nella vita. Stiamo iniziando a conoscerci, a collaborare insieme. Ci saranno dei corsi come preparatore atletico di rugby, se lui vorrà, per poi includerlo a pieno ritmo nel nostro staff che cerca sempre di migliorarsi”.
Da due settimane frequenti il campo da rugby, Alessandro, le prime impressioni? “Rispetto all’atletica vedo più presenze, più numeri. Ho trovato un ambiente come era l’atletica tanti anni fa, con tanta voglia di fare da parte dei ragazzi”.
12 agosto 1987, Viareggio. Prima un lancio, poi un secondo e un terzo: migliori il record del mondo per tre volte consecutive nella stessa gara. Come andò? “Ero in preparazione ai Mondiali di Roma, mi aspettavo una bella gara ma non così. Capita la giornata che ti va tutto bene, ti alzi la mattina senza alcun dolore, ecco quel giorno mi sono alzato bene, già nel riscaldamento andava bene, poi è venuta fuori una garona, oltre ogni aspettativa, allora interruppero le trasmissioni alla Rai per darla in diretta”.
Tante emozioni in una carriera piena di successi.
“Ci sono tante emozioni, quello che mi ha cambiato la vita è stato potere entrare nelle forze armate per dedicarmi anima e corpo a questa attività senza avere timori di infortuni che avrebbero potuto interrompere la carriera, rimanendo senza un lavoro e con timori per il futuro. Così ho cominciato a ottenere subito risultati. La vicinanza dei miei superiori gerarchici e di chi era responsabile presso il ministero mi ha dato molta gratificazione, non posso ricordare che con grande nostalgia per quello che ho ricevuto”.
E hai dato. Il tuo apporto al Florentia naturalmente non sarà soltanto sotto il profilo atletico ma anche e soprattutto sotto quello umano e di esperienza. Che cosa dire a un ragazzo che rimane escluso dai titolari?
“Di insistere e non perdersi d’animo perché il gruppo è importante. Anche se facevo uno sport individuale per cui non dovevo rendere conto a nessuno se non a me stesso, però avevo un gruppo di riferimento e anche loro hanno contribuito a darmi la forza per andare avanti. Una battuta, una cosa spiritosa ti rallegra in quell’attimo difficile; tutti possono contribuire. Alla fine la prestazione dà il 40 % e la testa il 60. Chi ci mette più accanimento prevale, la devi allenare, ti devi autoconvincere, è un approccio che aiuta nella vita di tutti i giorni. Fuori dal campo è bene avere la forza d’animo per combattere le proprie avversità”.
Hai smesso a 45 anni.
“Ho smesso a quell’età perché non riuscivo a mollare quello stile di vita, l’allenamento, la programmazione della gara, l’approccio. Chiaramente vedevo che i miei avversari erano tutti ragazzini, vedevo quelle faccine, finché poi il calo di prestazione si constata con cadenza semestrale. Alla fine uno deve per forza arrendersi all’incedere dell’età”.
Prima hai parlato di accanimento. Scusa la banalità, come si diventa campioni? “Non ci si deve rassegnare ai dati di fatto. Ai giochi della gioventù del 1974 arrivo decimo, ai campionati ragazzi arrivo nono. Com’è possibile – mi chiedevo allora – che non riesco a combinare niente? Alla categoria allievi sembrava quasi che mi battevano sempre e questa cosa non mi ha dato pace fino alla categoria junior. Lì ce l’ho messa tutta e piano piano ho salito la china. L’anno dell’esame di stato mi ha messo in ginocchio ma finiti gli obblighi scolastici mi ci sono dedicato sempre di più, sono arrivato all’arruolamento e da quel punto ho dato tutto me stesso anche solo per contraccambiare quello che mi stavano dando. Anche se c’erano persone fino a quel momento più brave di me, dandoci dentro anima e corpo sono riuscito a recuperare e poi a surclassare. Tutto lì”.