Con la Juventus, Genoa e Manchester United a parte, ci hanno perso tutti. Non è questo il punto da cui partire per analizzare la serataccia o il tardo pomeriggio (scegliete voi) di sabato. Poteva starci il due in schedina, poteva esserci un risultato meno pesante con un po’ di precisione davanti e con un pizzico di fortuna, ma alla fine non è lo 0-3 di per sé a rendere ancor più negativa la spirale in cui si è cacciata la Fiorentina. Posizione anonima nella parte destra della classifica, attacco che non riesce a segnare, centrocampo ancora in cerca di un’identità, scelte del tecnico che non convincono. Tutti questi punti sommati forniscono un totale che significa malumore e amarezza in seno alla tifoseria, che al termine della partita con la Juve è tornata a farsi sentire contro la società in maniera chiara. Il mercato estivo terminato con molti sorrisi da parte di tutti si è rivelato fin qua lacunoso. L’unico reparto che è a posto è la difesa. Sulla linea mediana l’addio di Badelj, il cambio di modulo e lo spostamento a play basso di Veretout non sono stati metabolizzati. Gerson e Fernandes ad oggi non hanno convinto a pieno. Due uomini, il brasiliano e lo svizzero, che nella passata stagione erano stati impiegati poco nelle loro rispettive squadre (Roma e West Ham) e che si ritrovano a giocare titolari o quasi nella Fiorentina. E’ inevitabile che tutto non possa funzionare alla perfezione, sarebbe stato un fatto eccezionale, se fosse accaduto il contrario. Norgaard è ai margini del pensiero di gioco di Pioli. Il danese non è in pratica mai stato impiegato. Anche il minutaggio di Dabo è basso e c’è da dire che quando il francese è sceso in campo non ha certo impressionato come nello spezzone di gara casalinga con la Roma.
In attacco la crisi di Simeone sta diventando un caso. L’argentino sbaglia gol semplici ed appare spaesato. Niente da dire sulla lotta (la garra) e sull’impegno, ma in fase di realizzazione i suoi due sigilli (uno dei quali è il sesto gol della vittoria sul Chievo per 6-0) dalla prima giornata ad oggi sono un bottino miserrimo. Alla luce di questo la scelta estiva di mollare Babacar, giocatore cresciuto nel vivaio, che poteva tranquillamente essere impiegato a gara in corso, dal momento che anche a Sassuolo con De Zerbi non è titolare, si è rivelata un errore. Vlahovic è stato gettato nella mischia solo nei minuti finali di alcune partite e i gol all’attivo per adesso sono pari a zero. A Bologna e sabato con la Juve è stato addirittura rispolverato Thereau, una mossa disperata e senza senso: i palloni toccati dal francese si contano sulle dita di una mano e il gol resta un miraggio come un’oasi nel deserto. Infine resta da parlare di Pjaca, anche se su di lui si sono spesi fiumi di parole. Il croato è un oggetto misterioso. Fortunatamente la formula con cui i viola lo hanno prelevato dalla Juve consentirà ai dirigenti gigliati di rispedirlo al mittente a giugno, se la situazione non dovesse cambiare. L’infortunio patito in nazionale deve essere ancora assorbito completamente e il numero dieci non riesce a ritrovarsi. E la sua involuzione iniziata nel periodo tedesco, trascorso con la maglia dello Schalke 04, non si è interrotta. Nonostante la società si sia tutelata per il futuro non acquisendolo a titolo definitivo, resta un’altra pecca aver considerato il fantasista un uomo dal rendimento costante su cui puntare a tempo pieno. La finestra del mercato di gennaio è alle porte e qualche rinforzo dovrà essere affidato a Pioli, se per davvero si vuol mantenere accesa una fiammella di speranza per il settimo posto. L’Atalanta per adesso ha gli stessi punti della Fiorentina e Torino, Sassuolo, Parma e Sampdoria sono compagini che non sono assolutamente più forti di quella gigliata. La stagione è ancora lunga: restano da giocare ben cinque partite del girone di andata e l’intero girone di ritorno. Ma c’è da tornare a segnare e a vincere il prima possibile. Domenica alle 12:30 a Reggio Emilia contro il Sassuolo non sarà facile, ma la Fiorentina avrà l’obbligo di non far rimanere indigesto il pranzo ai propri tifosi, altrimenti il clima in riva all’Arno si farà davvero pesante.