LA MONTAGNA DI PAROLE E IL TOPOLINO DEI FATTI
Le partite durano al massimo 96 minuti, e gli altri 9984 della settimana sono riempiti (per chi li vuole ascoltare) di proclami e di promesse. Se poi questi non si mantengono (come spesso succede) la gente s’arrabbia. Dopo la vittoria di Genova si è detto in tutti i modi che quella con il Cagliari era la partita più importante dell’anno, che il sogno europeo doveva continuare, che i giocatori (motivatissimi) avrebbero messo nella gara tutte le energie, che andava onorata la memoria di Davide Astori e via andando. La partita di oggi, persa per 0 a 1, ha sconfessato tutto e tutti. La squadra è apparsa confusa, sono riemersi i vecchi difetti, con l’aggravante che si sono create anche poche occasioni. I sardi arrivavano primi su ogni pallone, lottando con grinta e mostrando maggiori motivazioni. Pioli (ovviamente col senno di poi) sbaglia la formazione, inserendo dall’inizio un Eysseric impalpabile, e non azzecca neanche i cambi. La squadra era stata inesistente a centrocampo e nella rifinitura dalla trequarti e il mister, al posto del francese, inserisce Falcinelli. I rossoblù sembrano più forti atleticamente e il mister tiene fuori Dabo: insomma una giornataccia. Ma al di là delle prestazione e del risultato (ci può stare di sbagliare) è l’atteggiamento finale che rimane incomprensibile: dopo settimane di richiami all’esempio del Capitano, i viola appaiono nervosi, si spintonano con gli avversari, e Veretout (a tempo praticamente scaduto) affibbia un calcione a Joao Pedro che nemmeno nella terza categoria degli anni 60. Non si venga a dire che i sardi avevano tenuto un atteggiamento provocatorio per favore , perché niente può giustificare questa irrispettosa follia. Anche ciò che sta intorno alla partita non piace e denota tra l’altro l’assenza della società. Che magari investirà sul comparto sportivo (che è ovviamente cosa importante) ma continua a latitare sul piano del rapporto con i tifosi e sul piano educativo. La valutazione deI fatti che hanno portato a comminare 81 anni di DASPO a 20 tifosi viola spetta agli organi competenti, ma sembra proprio che per luogo dove i fatti sono avvenuti, e modalità col quale si sono svolti ci sia un certo spirito di persecuzione nei confronti degli ultras. La Fiorentina è piena di manager e una comunicazione ben fatta su quanto accaduto, poteva far capire che le sentenze si rispettano, ma che, al tempo stesso, la società sta vicino al proprio patrimonio più importante, cioè i tifosi. Invece società in silenzio assoluto, come del resto fa quando i tifosi andrebbero invece criticati pesantemente. Da moltissime gare la Fiesole intona un coro di incitamento nel quale una strofa diventa (modificando una parola) una feroce bestemmia. Si tratta di centinaia/migliaia di persone che il coro lo intonano più volte per molti minuti. In un paese che è così attento al rispetto per le varie religioni (ricordate i crocifissi tolti dalle scuole?) non si capisce come si possa permettere tutto ciò. Dovrebbe prendere posizione la società, ma forse lo potrebbero fare anche le istituzioni calcistiche, prontissime a sparare (giustamente) multe e diffide per cori razzisti e di discriminazione territoriale. Comunque, tornando al campo, la clamorosa stecca di oggi non cancella quanto di buono fatto in questa drammatica stagione, rende solo più amari e indigesti i titoli di coda. Stagione che deve rappresentare, non dimentichiamocelo, solo il punto di partenza. Al quale speriamo seguano più fatti che parole.