Intervista al Corriere Fiorentino per German Pezzella:
“Sono qui per scrivere un’altra pagina argentina della storia viola“.
Pezzella, per lei il tanto temuto ambientamento nel calcio italiano è durato lo spazio di qualche allenamento. Qual è stato il suo segreto?
«La verità è più semplice di quello che si crede: quando arrivi in una squadra che sa quello che vuole, è tutto più facile. E la Fiorentina è una squadra organizzatissima, con un allenatore che ti fa capire cosa devi fare in campo. Io però non sono Gonzalo: lui ha scritto la storia, è diventato un’icona. Io invece ho appena iniziato, ma lavorerò per entrare nella storia viola come ha fatto lui».
I tifosi si sono già innamorati di lei, il suo cartellino però è ancora del Betis Siviglia. Che succederà a giugno?
«Non ho ancora parlato con Corvino, per quanto mi riguarda la scelta l’ho già fatta: ho altri quattro anni di contratto e voglio rimanere qui. Aspetto solo che i club si mettano d’accordo, la Fiorentina ha tempo fino a giugno per riscattarmi».
Già nel Betis era diventato un leader, l’estate scorsa la volevano il Bayern, lo Zenit, l’Inter. Perché ha scelto Firenze?
«Cercavo una società che mi permettesse di giocare con continuità, di continuare la mia crescita. Appena mi ha chiamato la Fiorentina ho detto subito sì, anche perché Passarella negli anni del River mi aveva parlato benissimo di Firenze. Pioli poi è stato importantissimo: è stato lui a telefonarmi e a farmi capire quanto potessi diventare un pilastro in questo nuovo ciclo viola».
Abbiamo iniziato con giocatori tutti nuovi, con abitudini e mentalità diverse. Ora però siamo una squadra e anche con l’Inter abbiamo dimostrato di avere le carte in regola per battere chiunque.
Simeone?:
” Ha la mentalità vincente, da se stesso vuole sempre di più: ha già segnato tanto e senza neppure calciare i rigori. A volte però si abbatte facilmente: noi due siamo amici da quando giocavamo nei giovani del River e parliamo tanto. L’altro giorno mi ha detto: “Ho sbagliato troppe occasioni, devo fare più gol”. Io gli ho risposto che la nostra non è una squadra costruita per esaltare il centravanti, che doveva pensare solo a essere utile alla squadra: il resto è venuto da solo, coi gol al Milan e all’Inter. Se non perderà la fiducia, diventerà un grande. Proprio come Chiesa.”
Europa?
“La continuità è la nostra forza e sono convinto che la Fiorentina valga di più di quello che ha raccolto finora: penso ai punti buttati contro Sampdoria, Atalanta, Genoa e Milan… Ci manca poquito per salire ancora e sono sicuro che nel girone di ritorno si vedranno altri miglioramenti. Quello che vogliamo è ottenere risultati che riportino entusiasmo e pubblico allo stadio: Firenze, un po’ come noi argentini, ha una storia di passione. E la passione non svanisce nel nulla.
Sogni per il 2018?
“Ne dico tre: restare a Firenze, qualificarmi per una coppa europea e ovviamente il Mondiale con l’Argentina.
La convocazione in Nazionale è stata un sogno. Anche per questo mi sento legato alla Fiorentina: con questa maglia ho raggiunto un obiettivo che mi pareva impossibile. Il Mondiale come detto è un sogno, ma ci sono altri 6 mesi di lavoro per guadagnarselo. Mi spiace semmai non ci sia l’Italia: ho visto la partita con la Svezia insieme a Dybala, il Papu Gomez, Fazio e Perotti mentre eravamo in ritiro in Russia, ci dicevamo “ora segnano”.
Invece è andata male. Voglio dimostrare di essere un giocatore da Mondiale. E voglio farlo con la camiseta viola addosso».