“Io ho perso in partenza e sarò sempre perdente, perché ho perso un figlio ma non posso permettere che mio figlio venga trattato così. lo faccio per la giustizia e anche per la sicurezza dei corridori che si attaccano il dorsale alla schiena”. Carlo Iannelli continua la sua battaglia per la giustizia dopo la sentenza del tribunale federale del ciclismo in seguito a patteggiamento che ha decretato alcune condanne per gli organizzatori della gara in cui perse la vita il figlio Giovanni. Otto mesi di inibizione per il presidente del Gruppo sportivo Bassa Valle Scrivia Asd e per il direttore e il vicedirettore di corsa, e censura con ammenda di mille euro per la società Gs Bassa Valle Scrivia. Giovanni Iannelli, allora ventiduenne tesserato per la Hato Green Tea Beer Cipriani e Gestri di San Giusto è deceduto il 7 ottobre 2019 in seguito alle gravissime lesioni riportate due giorni prima cadendo nella volata a pochi metri dall’arrivo dell’87° Circuito Molinese a Molino dei Torti, nell’alessandrino.
La sentenza di inibizione è stata pronunciata per Ennio Ferrari, presidente della società che organizzò la gara regionale per categoria Elite under 23, e per Danilo Massocchi e Francesco Dottore, rispettivamente direttore e vice direttore di corsa. Al primo la procura aveva contestato di non aver messo a disposizione un numero di transenne sufficiente a proteggere il percorso nei cento metri precedenti e nei 50 successivi alla linea di arrivo. “Ometteva di acquistare – si legge nelle carte – un numero di transenne idoneo a garantire il rispetto della distanza e mettendone a disposizione solo 100 di due metri ciascuna di lunghezza. Ometteva, inoltre, di far posizionare le transenne in conformità a quanto imposto dal Regolamento tecnico settore strada”.
Agli altri due chiamati a rispondere davanti ai giudici, è stato contestato di non aver verificato la misura del transennamento.
Giovanni Iannelli, figlio dell’avvocato pratese Carlo, noto dirigente di ciclismo che per anni ha rivestito la carica di presidente della Ciclistica pratese 1927, morì dopo due giorni di agonia per le ferite riportate alla testa; cadendo, il giovane andò a sbattere contro il pilastro di un cancello sul lato sinistro della carreggiata, un pilastro sporgente non coperto da alcuna protezione e su cui, dalle ricostruzioni sulla dinamica, avrebbe impattato il pedale sinistro della bici della vittimam causandone la caduta e quindi il decesso. Immediati furono i soccorsi ma troppo gravi le lesioni riportate dal ciclista, trasportato con l’elisoccorso all’ospedale di Alessandria non ce la fece a sopravvivere.