MAI UNA GIOIA TRA PLUSVALENZE E CINESI CHE NON CI SONO
Firenze- La stagione viola è ufficialmente ripartita con il ritiro di Moena, ma per il tifoso di riposo ce n’è stato poco. In parte perché il campionato Europeo non ha permesso di staccare la spina, in parte perché il clima polemico che ormai accompagna le vicende societarie viola non va mai in vacanza. Società ha fatto e sta facendo molti errori quella viola, ma nei confronti della quale ormai c’è molta prevenzione. Il ritorno di Corvino per esempio, non è stato visto come quello di un uomo di calcio che conosce l’ambiente e la realtà fiorentina come pochi, in grado di scoprire giovani interessanti e di metterci sempre la faccia, bensì come quello “chiamato per le plusvalenze!”. E qui viene fuori uno dei tanti indizi che parlano del clima avvelenato che circonda squadra e società. Perché (ammesso che Corvino ci riesca) fare plusvalenze non è solo un vantaggio economico per la proprietà, ma un fatto sportivo importante per il tifoso. Se infatti un giocatore viene comprato (a titolo del tutto esemplificativo) a 3 milioni e rivenduto un paio di anni dopo a 7 vuol dire che lo stesso ha giocato benissimo, e di ciò i primi a beneficiarne sono squadra e tifosi. Certo si potrebbe obbiettare che in questo modo i migliori finiscono sempre per andarsene, ma ormai è risaputo che questa società più di tanto per gli ingaggi non vuole spendere. E in Italia molte realtà hanno fatto la stessa politica o ne hanno fatta una più dispendiosa salvo poi dover vendere ad americani (Roma) o cinesi (Inter e forse Milan). Il problema è che, nonostante le sue bellezze e l’amore dei propri abitanti, Firenze non offre niente di particolare ad un ricchissimo straniero o sceicco che volesse investire in questa città. Non ci sono infatti realtà industriali importanti, ne possibilità di costruire stadi di proprietà (vedi penosa vicenda dell’area Mercafir) ne di vendere in oriente un marchio calcistico forte per quanto riguarda merchandising e diritti TV. Certo il nome “Firenze” è appetibile soprattutto nel campo della moda, ma questo sfruttamento è già stato fatto dai Della Valle con i risultati che sono sotto gli occhi di tutti. E allora che fare? Da parte della società seguire con chiarezza una strada che preveda giovani e italiani (linea già dichiarata in passato ma poi non perseguita), creare un gruppo di senatori che faccia spogliatoio e collante per i tifosi (Borja, Atzori, e Gonzalo vanno bene ma non ripetiamo l’errore fatto con Pasqual!), e imparare finalmente (e qui viene il difficile!) a comunicare. Da parte dei tifosi invece (pur salvaguardando lo spirito polemico che è il sale della passione calcistica soprattutto a Firenze) bisognerà cominciare a vivere le vicende viola per quello che sono, un gioco divertente senza quella rabbia che rischia di togliere ogni gioia, e di trasformare la domenica (e non solo) in una enorme partita di “Palla avvelenata”!