Intervistato da Chris Evert, che gli ha fatto i complimenti per l’ottimo inglese, Matteo Berrettini ha raccontato il turning point che l’ha portato al vertice del tennis. Accadde tutto esattamente un anno fa. Il classe ’96 romano, che ieri ha compiuto 24 anni, ha detto: “Dopo le sconfitte a Indian wells e Monte Carlo sentivo che c’era qualcosa da cambiare in me stesso. Non ero molto concentrato sulla mia carriera e su cosa volevo. Ricordo che quando Fognini vinse il torneo a Monte Carlo, dove anche Sonego e Cecchinato fecero meglio di me, sentii una forte motivazione. Volevo essere come loro, volevo fare grandi risultati, essere il migliore. Andai a Budapest con una mentalità diversa e da allora ho iniziato a vincere partite. La fiducia in se stessi è tutto in questo sport. Quello che non mi aspettavo è tutto quello che ne è venuto dopo, giocare bene sull’erba e poi la semifinale agli US Open dopo l’infortunio alla caviglia. Idolo? Roger Federer è stato da sempre il mio idolo, se gioco oggi è merito suo. Andavo al Foro Italico da bambino a tifare per gli italiani ma anche per Roger allo stesso tempo. Giocarci contro a Wimbledon sul campo centrale è stata un’esperienza fantastica. Certo, mi ha dato una bella lezione”.