Trascorsa la pausa circense dell’All Star Game di Chicago, adesso possiamo dirlo fuor di retorica: si inizia a fare sul serio. Mancano meno di trenta partite da giocare per ogni squadra della Association, e se nelle retrovie si inizia a pensare alla prossima off-season, in testa sono tutte pronte alla volata finale. Ed ecco che allora proveremo a stilare una griglia di partenza, ma senza la pretesa di un ranking posizione per posizione: divideremo invece le squadre in cinque fasce, dalle favorite fino a quelle che non hanno più niente da chiedere alla regular season.
PRIMA FASCIA: LE CONTENDER. Dalla scorsa estate ci ripetiamo che le due di Los Angeles sono le favorite ad alzare il Larry O’Brien Trophy a giugno, e nonostante due regular season diverse (devastanti a lunghi tratti i Lakers, un cantiere in corso i Clippers), il mantra non è cambiato: tutto lascia pensare ad un derby nelle Western Conference Finals. Ma al momento è difficile dire chi potrebbe essere ad avere la meglio. A est invece il dominio dei Milwaukee Bucks è incontrastato, con un’altra stagione da Mvp di Giannis e dei meccanismi perfetti soprattutto nella metà campo difensiva: resta da vedere se lo strapotere visto in regular season rimarrà tale anche nei playoff.
SECONDA FASCIA: ANCORA UN PICCOLO PASSO. A est i Philadelphia 76ers hanno il talento per stare in prima fascia, ma probabilmente l’amalgama e la strutturazione del roster non è la migliore possibile soprattutto per le tendenze di gioco attuali. Tendenze che invece gli Houston Rockets dopo la deadline hanno portato agli estremi, cedendo Capela e proponendo un quintetto in cui il centro è alto meno di due metri: un esperimento che porterà tanta gloria o tanti licenziamenti, senza via di mezzo. I Boston Celtics dopo la partenza di Kyrie Irving sono tornati lo splendido gruppo di due anni fa, pur con un reparto lunghi spaventosamente corto e povero di talento, ma forse manca la stella designata che serve per fare strada in post-season: può essere Tatum? In Canada nessuno si aspettava una regular season del genere in contumacia Leonard, ma i Raptors giocano a memoria e sono un giocattolo perfetto, senza disporre comunque di quella stella in grado di indirizzare una serie di playoff. Stesso discorso per i Miami Heat, anche se Jimmy Butler potrebbe avere qualcosa da ridire: la squadra di Spoelstra gioca comunque il miglior basket della Lega e ha appena aggiunto al motore un certo Andre Iguodala. Tornando ad ovest, in questa fascia troviamo sicuramente i Denver Nuggets e gli Utah Jazz, entrambe protagoniste della seconda ottima regular season consecutiva. Ma la crescita di Jokic da una parte e l’arrivo di Conley e Bogdanovic dall’altra saranno sufficienti ad invertire la rotta quando il gioco si fa duro, come non è successo lo scorso anno?
TERZA FASCIA: PLAYOFF E CHI VIVRA’ VEDRA’. Nessuna ambizione di titolo qui, ma tante ambizioni di crescita e la voglia di infastidire le big nei primi turni di playoff. I Mavericks hanno in Doncic un giocatore franchigia attorno al quale costruire in futuro delle squadre da titolo, ma al momento il gap nei confronti delle big non può essere colmato dal miglior attacco della Nba. I Grizzlies si trovano sorprendentemente all’ottavo post ad ovest, bruciando le tappe del rebuilding: su Ja Morant è comunque possibile fare un discorso analago a quello di Doncic, il futuro è dalla sua parte. I Thunder dovevano ricostruire, e lo faranno vista l’incredibile quantità di scelte al draft a loro disposizione nei prossimi anno, ma non quest’anno: il nucleo formato da Paul, Adams, Gallinari, Shroeder (e la crescita di Gilgeous-Alexander) si è dimostrato troppo forte per non fare i playoff nell’ovest più debole degli ultimi anni. Andando ad est, i Pacers vogliono capire le condizioni di Oladipo, che per adesso da quando è rientrato sta tirando malissimo: se dovesse rimettersi in sesto per i playoff, allora Indiana potrebbe guadagnarsi tranquillamente un posto nella fascia superiore. I Brooklyn Nets sono ai playoff (grazie soprattutto al lavoro straordinario di Atkinson in panchina) ma per loro sarà un viaggio premio in attesa della prossima stagione quando punteranno senza nascondersi al titolo con il rientro di Kevin Durant. I Magic invece si trovano in una situazione opposta: squadra da playoff sì, ma in un limbo dal quale è difficile uscire. Gordon non è la stella al quale aggrapparsi e i soldi dati a Vucevic in estate, seppur dovuti, sono un’enormità. E occhio, perché l’ottavo posto non è comunque assicurato.
QUARTA FASCIA: TENTAR NON NUOCE. Nonostante i Grizzlies abbiano messo la freccia, ad ovest Blazers, Spurs e Pelicans non hanno smesso di credere all’ottavo posto. Portland si sta aggrappando ad un 2020 da Mvp da Damian Lillard, gli Spurs si aggrappano alla… tradizione, visto che dal 1997 non mancano l’accesso ai playoff, i Pelicans con il rientro di Zion Williamson sono entrati nella top ten per efficienza di offensiva che difensiva, anche se ovviamente trovare la chimica richiede tempo. Pure i Phoenix Suns e i Sacramento Kings, record alla mano, hanno qualche remota chance, ma se per i primi sembra mancare ancora qualcosa attorno al nucleo di giovani star formato da Booker ed Ayton, ai secondi manca sicuramente un allenatore in grado di valorizzare il personale umano a disposizione, ci perdoni Luke Walton. Cambiando conference, sono solamente due le squadre che a metà febbraio possono ancora coltivare speranze di post-season: i Washington Wizards guidati da uno straordinario Bradley Beal (che brutto non vederlo all’All Star Game!) e i Chicago Bulls per cui potremmo riprendere esattamente le stesse parole usate per Sacramento. L’aggravante è pure l’aver arrestato la crescita dei giovani, Markannen su tutti, e il solo Lavine non può fare pentole e coperchi. Qualche chance potrebbero averla anche gli Charlotte Hornets, per cui il concetto di limbo forse non basta nemmeno più: la scoperta di Devonte Graham non è comunque abbastanza per cambiare le prospettive di una franchigia che non vede la luce da troppi anni.
QUINTA FASCIA: ARRIVERCI ALL’ANNO PROSSIMO. A parte i Detroit Pistons e i Cleveland Cavaliers, protagonisti tra l’altro di uno degli scambi che più ha fatto discutere alla deadline con protagonista Andre Drummond, tutte le altre squadre hanno comunque qualche più o meno timido motivo per guardare con il sorriso alla prossima stagione, nonostante questa sia solo da far trascorrere il prima possibile. I New York Knicks hanno appena operato una rivoluzione nei piani alti sperando di non ripetere più gli errori madornali del recente passato. Gli Atlanta Hawks e i Minnesota Timberwolves hanno in Young e Towns due giovani stelle attorno al quale costruire, anche se entrambi devono almeno in parte superare i loro limiti difensivi. In più hanno appena aggiunto ai loro roster Clint Capela e D’Angelo Russell, due tasselli che sulla carta sembrano perfetti in entrambi i casi. Discorso a parte meritano i Golden State Warriors, che il prossimo anno torneranno a lottare per il titolo con i rientri di Curry e Thompson, in attesa di capire cosa fare con il neo arrivato Andrew Wiggins e la scelta altissima al draft che si ritroveranno tra le mani.